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L'Atelier delle Idee.

Scienza & metodo Biostoria

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Prof. Antonia Colamonico, epistemologa.

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)
aula cenacolo

domenica 29 giugno 2008

Incontro di Poesia: ancora i poeti - 2



Soliloquio in un altro me stesso


di Francesco Paolo Dellaquila


Solo nella mia illuminazione ho l’idea dell’unica libertà di cui posso godere. Ogni contorno evapora ed ogni disgregazione del mio pensiero si solleva e dagli occhi, invade anche il vuoto. Nel flusso che m’avvolge sono dove l’acqua si respira e l’aria vola nel desiderato fantastico mistero. Trovo l’orizzonte nella solitudine delle mie cavità e nell’infinito il confine non mi sfugge più. L’organo del mio corpo non ha più il senso del tempo!

“Ma è il mio corpo questo? Come può parlare il mio corpo se non ha pensieri, se non ha riflessioni, se non ha più l’intelletto. È il mio corpo questo? Come può ascoltare, vedere, annuire, toccare ed anche amare, se non ha l’udito, se non ha gli occhi, la passione, la mente.”

Questo che sento e che vedo non è il mio corpo, la sua voce parla parole che non conosco, ascolta promesse che non giungono mai, piange un dolore che non gli appartiene, vive ciò che io non vivo più…!

Ma dimmi: al pari di uno che sente di essere un altro, come posso sentire, seguire e poi anche morire se il tempo non scorre più?

Dimmi: se l’amore di un uomo lampeggia e poi diventa pietra, se la fede prima ti sostiene e poi si gela, se la poesia, anche se scritta da un Angelo del cielo, si legge e poi la si lascia marcire come un canto stonato. Come si può…

Dimmi: e non dopo… adesso… prima che tutto ciò che scorre diventi rosso voluto e succhiato dall’inferno. Dimmi... ma mi ascolti?




Angelo Lasala


Nato a Matera, ha riscoperto il fascino della poesia dialettale. Si esprime in romanesco.

venerdì 27 giugno 2008

Incontro di Poesia: ancora i poeti


MASCHERE

di Cetty Ramondino

(Oliveto Citra (SA), 24 giugno 2008)


24 novembre 2007

Sento l’umore del cielo avverso, della nebbiosità d’animo che vive avvolto in catene di bambagia, uggiosità amara, inesprimibile, costante, voglio…fuggire, sottrarmi al grigiume che m’inonda…ah poter sciogliere le catene e perdermi in una nuvola ove sia impossibile essere ancora ripescata da alcun pescatore. Ahi, amaro il momento in cui fui portata nel mondo reale. Annullarmi, ah come vorrei, sfuggire a…

…ah felice, io sono felice…non posso più fare a meno dell’immensa felicità…ho indossato il vestito della leggerezza…al Sole mi sono donata, l’ho adorato ed Egli mi ha scaldata d’una passione d’intensità unica. Mi sono sentita una Dea fra i suoi raggi d’amore celestiale. Ho aspirato il profumo dell’aria, dei fiori, ed ho sentito goccioline bagnarmi le caviglie.

Ho deciso, mi sdraio sull’erba, ancora fresca di rugiada e godo del cielo dall’azzurro incombente, del campo verdissimo, dell’arietta frizzante che brividi dona ma che il Sole, amante ideale, sottrae e risparmia, ed io resto così, lasciandomi amare, fino a quando non vorrò tornare ad immergermi nel reale quotidiano che bussa insistentemente e ad un tratto dovrò comunque aprire le mie porte e farlo rientrare…

…ancora ho il pensiero all’agognata felicità che mi sommerge, come potrei più farne a meno…se mi venisse strappata, come potrei ahimè, sopravvivere. Ahi, me stolta…sperare d’essere ancora felice per sempre; ahi, me stolta quando gli Dei mi consentirono questo immenso dono che adesso non vuol più fuggire da me!

Ahi, me stolta a desiderare che tutto possa perpetuarsi nell’animo come oggi, ahi noi, stoltissimi, che più stolti non si può; immane tragedia fu la nostra creazione; già il tempo ci consuma, ma l’animo ancora sorge ogni mattino, per sospirare e pretendere il suo raggio di luce che il Sole, padrone assoluto del dì, spesso ci nega…

…le tenebre sono calate, fitte più che mai, il cuore pesto, dolente, ferito a morte sanguina, più che mai stilla sangue…la morte s’appressa, agghindiamoci per accoglierla, stavolta arriva…è tanto che l’aspettiamo…

Incontro di Poesia: Villa d'Ayala - Valva (SA)
























mercoledì 25 giugno 2008

Incontro di Poesia: I poeti a Oliveto Citra






PROPRIO LÌ



(da “Dovevamo saperlo...” di Raimondo Venturiello, Ed.
Pagine, Roma 2007)



È proprio lì


in una sconosciuta curvatura

che spazio tempo tesero l’agguato

e fu big bang a dilatare monadi

erranti, in sé racchiuse ed orbitanti

a precipizio ormai di buchi neri

d’insonne angoscia mai liberatoria

da mali antichi e nuove corrosioni

a venti gelidi di solitudine.

E proprio lì

rifulgere si videro le monadi

scoprendo come l’una fosse specchio

all’altra a rivelare schiusi scrigni

di desideri e sogni ormai riposti

e a proiettarle in orbita di fuga

insieme dalle terre desolate

e prive di respiro in cui languivano,

tant’è che più non fu per loro apnea.

È proprio lì


che in un istante appena melodie

e canti risuonarono ed il cielo

caleidoscopio fu che rifletteva

coloratissimo mosaico d’anime


e l’aria ne raccolse profumandosi

le essenze miste a quelle di fiorita

e rinnovata doppia primavera

già pronta ai ricchi frutti dell’estate.

E proprio lì


di tempo e di stagioni l’implosione

avvenne interiormente e palingenesi

di storia mai vissuta ma sognata

tracciata fu, svelando itinerari


silenti tra gli incanti primordiali

di corpi ed anime in lavacro al coro

di angeliche sonorità custodi

di sacro fuoco in dono a noi vestali.







VIVERE

di Tony Kospan


Prigionieri del nostro mondo...

chiusi da invisibili barriere reali...

abbracciati alle sbarre dei giorni

spauriti cerchiamo

tra le pieghe del vivere

l'incontro che ci porta alla fuga.

Liberi nel nostro sogno

aperti con ampie ali virtuali

avvinti ai fili delle notti

sereni cerchiamo

tra le pieghe delle nuvole

il nido che ci porti all'oblio.


Legati da corde e catene

ma liberi nelle menti e nei cuori

tra chiari e scuri

gaudii e patemi

attese e delusioni

solchiamo i mari dell'esistenza

in attesa del mistero…




I colori del cielo a Birkenau


di Lino Lista


Non c’è più luce negli occhi di Sara,

giace nelle pupille

distese sui vetrini

nella baracca trenta a Birkenau,

le studiano gli allievi di Mengele.


Pietà.

Non dite i colori del cielo,

è troppo scuro il fumo

che s’alza in nembi dalle ciminiere

e sporca il blu coi grigi,

non ditele mai “manna”,

non ditele mai “neve",

quella che piove a Birkenau è cenere,

polvere bianca che ricopre il campo,

che si solleva ad ogni passo d’oca,

e Sara sa che cosa la produce,

Sara conosce a Birkenau che brucia

nella speranza che diventi colla

in gola e sulle labbra della Storia.

Non dite “Altrove, domani è più bello,

l’oriente già s’indora

e porterà il mattino l’oro in bocca”,

un’alba, Sara sa, sorge e tramonta;

non ditele mai “sole”,

non ditele mai “raggi”,

Sara conosce i runici gioielli,

le svastiche vendute nei mercati

dei denti, dei capelli e dell’usato.


Non c’è più luce negli occhi di Sara,

erano gocce azzurre

diversamente chiare,

nella baracca trenta a Birkenau

la specie si degrada con gli studi.




Canto di poesie

di Francesco Paolo Dellaquila


L’impervio scosceso

dal piano ai monti

convogliò voci

amoreggiando tessuti di parole.

Con fili d’oro congiunse

contorni all’ascolto del cielo

e musiche ascesero

dolci al vento e alla luce

e mai tramonto

fu così dono

a cuori d’Angeli bianchi

che per poesia

posarono le ali al palco.





Incontro di Poesia: Oliveto Citra


Serata “Arte, Poesia e Musica” Sabato 21 Giugno 2008

- Oliveto Citra (SA) - Castello Guerritore -





Presentazione


di Antonia Colamonico


Le produzioni umane sono di natura intellettuale, a differenza degli altri soggetti storici, l’uomo ha una particolarità dovuta alla stessa organizzazione bilaterale del suo cervello che lo porta ad assumere una duale posizione storica: egli agisce e ragiona intorno al suo agire, quindi è un soggetto pensante che produce sistemi di pensieri che assumono una indipendenza storica, in quanto finiscono col divenire il Patrimonio dell’Umanità.



Possiamo definire le conoscenze con i relativi saperi delle realtà storiche a tutti gli effetti che fanno da trama alle azioni umane. La trama, come una tela di ragno, costituisce la memoria storica che apre la vita alle dimensioni di passato e di futuro: Leopardi mise in evidenza tale primato umano quando riflettendo sulla differenza tra il passero solitario e lo stesso Giacomo, definiva la Coscienza come la consapevolezza della infelicità cosmica.



La costruzione della profondità del pensiero si organizza, come sottolineò Sant’Agostino, intorno alla capacità prevalentemente umana di dilatare la coscienza, superando il limite dello stato di presente, il tempo 0, e aprirsi all’infinito.

Da un punto di vista biostorico un’ape e un uomo si differenziano non tanto nella capacità operativa, entrambi agiscono, quanto nelle possibilità di aprirsi ai piani dei passati, prossimi e remoti, e dei futuri, semplici e anteriori.

Questa capacità a costruire livelli di immaginati e costrutti di linguaggi permette di superare il piano del contingente; dà la libertà alle coscienze private e collettive di entrate in modo creativo nel processo storico.



L’uomo a differenza dell’ape può edificare sistemi di strutture artificiali, si pensi ad una radio o a un telefonino… che vanno a intersecarsi nei piani storici, per cui si può parlare di un’organizzazione esponenziale della Civiltà, come processo di emancipazione dalla semplice animalità.


Egli pur rientrando come soggetto storico nella categoria animale, grazie alla sua coscienza si è evoluto verso un piano più complesso che lo fa piangere, sorridere, emozionare, sognare, immaginare, rivoluzionare.
  • Nel processo dialogico io-campo l’uomo giunge a dialogare con se stesso, col fratello, con la natura, con DIO.

Tale emancipazione cognitiva è partita dal primo uomo che si è incantato di fronte al creato, il primo uomo che si è emozionato aprendo la mente e il cuore alla Poesia.


Sin dall’antichità, nella scala delle produzioni, il primo posto spettava alla poesia considerata come colei in grado di donare l’immortalità; si pensi al Foscolo o al Petrarca che ambivano ad essere riconosciuti poeti o al valore di opere come l’Iliade e l’Odissea attribuite ad un cantore cieco, Omero.


Si pensi al ruolo storico della Divina Commedia che ha dato la dignità nazionale alla struttura linguistica fiorentina.

  • La poesia aprendo la mente alla profondità della vita, permette di indagare le azioni umane, di classificarle, criticarle, smascherarle, mostrando gli inganni, le ingiustizie, le sofferenze, le inimicizie, le idiozie.

Pensate agli errori storici, ai genocidi, alle deturpazioni dell’habitat, ai soprusi, a tutte quelle scelte di morte che fanno dell’uomo, come dice E Morin, un sapiens-demens.

L’umanità,come binomio angelo-demone, è solita nelle scelte di vita sbagliare, lasciarsi sedurre dagli inganni del potere, della ricchezza, del piacere, le tre fiere della Valle Oscura dantesca, e nel far ciò mette a tacere la coscienza. In questo, mettere in ombra la verità, entra il poeta che diviene la sentinella che grida dalla solitudine di una torre che la fine può giungere inaspettata, nella notte della coscienza.



La poe
sia come il piano più profondo della conoscenza apre ai valori universali e richiama le menti a non perdersi nei discorsi effimeri, stupidi che non hanno possibilità storica.

Solo nel novecento, il secolo della tecnologia, del petrolio e della plastica la poesia è divenuta una donna sottomessa, un’ancella che vive nascosta dietro le quinte della scena storica. Perdendo il rapporto con la poesia la nostra società ha di fatto tagliato il filo dell’invisibile che annoda il tempo presente nella rete dell’infinito. Rinunciando al poeta la Società dell’automobile ha di fatto perso il senso profondo della vita e questa, circoscritta all’attimo di presente, si è bruciata, frantumandosi nei rigagnoli della stupidità dell’effimero che muove le mode.

Declassando la poesia si è di fatto declassato l’uomo all’animalità, al consumare la vita senza avere coscienza del valore di essere una scheggia di finito che si apre al tutto dell’infinito.

Essere parte del creato, essere respiro della Storia, essere coscienza dell’umanità, essere parte di Dio, sono queste le mete a cui la poesia ci fa approdare, rive di grande significato che danno sazietà.

Nel momento in cui compie la sua fatica il poeta è sazio e questo spiega il perché del suo essere povero. Il poeta è occhio che vede quello che i più non notano, è anima che si duole a livello cosmico della sofferenza dell’umanità, che gioisce della bellezza del creato. Egli ricorda ai mortali "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza"...



È un privilegio essere qui, questa sera tra i poeti e spezzare insieme il pane della poesia. Credo profondamente, da biostorica, che quando l’umanità avrà perso la poesia, essa stessa avrà smesso di esserci nella storia, poiché perdendo la sua anima, avrà perduto la sua funzione storica, quella di lodare e ringraziare la vita per la sua bellezza.




Ancora le parole



Le parole dei

poeti

orditi di risposte

al disordine

dei miei

pensieri.

Gioco a

tessere

pagine nuove

sui fili antichi.

Parole vecchie

E nuove



Anch’io ho

voglia

di tramare

i grovigli

dei tuoi

pensieri.


(da Il Filo, in Le stagioni delle parole. A. Colamonico, 1994, inedito)





lunedì 16 giugno 2008

La Palestra della Mente: il luogo in cui far crescere i pensieri



Immaginate di voler preparare della confettura di frutta.

È necessario eseguire una serie di passaggi che dall’acquisto delle materie prime passano attraverso la selezione della frutta, la sua cottura con lo zucchero per giungere fino alla chiusura dei barattoli: Sono operazioni semplici che nascono dal desiderio di realizzare qualcosa che ci piace, dal ricordo di sapori legati all’infanzia o dalla voglia di provare una nuova ricetta, dalla soddisfazione di essere stati in grado di realizzare una leccornia capace di appagare i nostri sensi. Tutto è nato da un pensiero e quel pensiero è diventato azione e l’azione ha portato ad un prodotto finito.

  • Cosa accadrebbe se tutt’un tratto fossimo incapaci di pensare?
  • Quali sarebbero le ricadute storiche di tale incapacità?

L’esigenza di ragionare a tempo 0 è stata scambiata da alcuni con il non pensare affatto. Gli episodi di cronaca propongono storie di giovani che sembrano conoscere solo le vie dell’azione trascurando la riflessione ed escludendo la coscienza in una vita che è ben lontana da imitare l’arte o la cattiva televisione, parafrasando Woody Allen, ma che sembra piuttosto ricalcare le gesta, non sempre impeccabili, di alcuni protagonisti dei videogames in commercio.

Col tempo la nostra civiltà ha conquistato, attraverso la curiosità e la conoscenza, un ruolo sempre più attivo nei confronti del mondo che ci circonda e anche al di là dei confini di quest’ultimo, basti pensare ai satelliti che ci forniscono informazioni sugli altri pianeti.

Il nostro campo di osservazione si è notevolmente espanso, vantiamo mezzi per conoscere gran parte del mondo che ci circonda, gli stessi strumenti per osservare il nostro corpo si sono evoluti esponenzialmente negli ultimi vent’anni, nonostante ciò ogni progresso ci ricorda che ancora molte sono le nostre lacune.

Dare importanza ai fatti è una delle caratteristiche della nostra società ma gli eventi non possono essere ridotti ad un insieme di dati osservabili e quantificabili; spesso tendiamo a trascurare ciò che è sotto la punta dell’iceberg e che influenza ciò che appare in superficie più di quanto siamo disposti ad ammettere.

La complessità propria dell’essere umano mal si adatta all’idea falsamente rassicurante che ognuno di noi coincida con una serie di dati osservabili. Siamo il risultato della nostra storia personale la quale a sua volta è influenzata dalla Storia e dalla Cultura del nostro tempo.

La velocità è diventata un’esigenza alla quale non possiamo voltare le spalle in quanto essa rappresenta la chiave per stare al passo con tempi che mai hanno corso così tanto.

Quando parliamo genericamente di divario generazionale siamo imprecisi; ciò che è cambiato è il modo di comunicare; ne sono un esempio le abbreviazioni che attraverso la rete sono state divulgate tra i giovani: anch’esse sottolineano l’esigenza di essere concisi, essenziali, rapidi. Se da una parte si ha l’impressione che sia l’unico modo per stare al passo con la società, dall’altra sembra che tutto questo ridurre all’osso possa far perdere di vista qualcos’altro.

Un errore purtroppo frequente è dato dal considerare i bambini più grandi della loro età solo perché dimostrano, sin da piccolissimi, una spiccata abilità nell’utilizzare strumenti tecnologici come possono essere il lettore DVD o il PC che molti adulti lottano ancora per addomesticare (ma alla fine chi avrà addomesticato chi?).

Ogni cosa sembra riducibile ad un botta e risposta, fatto di azioni che si succedono ad un ritmo tale da poter essere paragonabile a qualcuno che ingoia un’enorme quantità di cibo senza masticare e, quando non riesce più a contenere tutto questo cibo impossibile da digerire, perché non scomposto in parti più piccole ed assimilabili, esplode travolgendo tutto ciò che lo circonda come accade ad uno dei personaggi ne “Il senso della vita” dei Monty Pyton.

Nella malaugurata ipotesi che si verifichi l’assenza di pensiero, che potrebbe scaturire da un’indigestione di azioni, potremmo rischiare una sorta di svuotamento in seguito al quale la storia potrebbe ridursi ad una nicchia-sacca vuota che rischia di ingoiare le creste ed i vuoti d’evento prima che questi possano dare origine alle dinamiche della vita stessa.

Per impedire tutto ciò si rende necessaria l’acquisizione di una serie di abilità che ci consentano di raggiungere una visione ad occhio di mosca e, a tale scopo, ci viene in aiuto Biostoria con l’impiego di una modalità di lettura a campo profondo fatta di finestre-campo e di nodi-maglia-rete, per mezzo dei quali organizzare il pensiero complesso riuscendo, in tal modo, a diventare padroni del tempo e non suoi succubi.

Alla base del pensiero complesso e della diversità tra gli esseri umani è una differente capacità di sentire.

Questo sentire è anch’esso a 360º e implica la possibilità di elaborare ad un livello ulteriore l’insieme delle esperienze che si verificano nelle nostre vite, in modo da far procedere la conoscenza di pari passo con la crescita personale.

Esso è costituito da un bagaglio conscio ed inconscio in virtù del quale ciascuno di noi può affermare la propria unicità, che sottende, più o meno consapevolmente, ogni nostra decisione, scelta o azione.

La conoscenza che abbiamo di noi stessi è l’unico mezzo per arrivare a comprendere, ad esempio, il perché di una scelta rispetto ad un’altra e può renderci liberi di decidere senza che avvenimenti passati possano interferire con il presente, negandoci la possibilità di afferrare quell’attimo che, potenzialmente, potrebbe cambiare la nostra vita.

Bibliografia essenziale:

Bion W.R. (1962), Apprendere dall’esperienza, Trad It Armando Editore, Roma 1972
Colamonico A.. Biostoria. Verso la formulazione di una nuova scienza. Campi, metodi, prospettive. Il Filo. Bari, 1998
Colamonico. A Ordini complessi – Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza dinamica a cinque dimensioni. Il Filo. Bari, 2002

Freud S. (1919), Il perturbante, in OSF Vol.IX, Trad It Bollati Boringhieri, Torino 1977

Freud S. (1929), Il disagio della civiltà,
in OSF Vol.X, Trad It Bollati Boringhieri, Torino 1978
Freud S. (1938), Compendio di psicoanalisi, in OSF Vol.XI, Trad It Bollati Boringhieri, Torino 1979
Semi A.A. (a cura di) (1988), Trattato di psicoanalisi Volume I Teoria e Tecnica, Raffaello Cortina Editore, Milano


Il Filo S.r.l. - Palestre della Mente -

Via S.no Ventura, 47/d
70021 Acquaviva delle Fonti (BA)
Tel. 080 4035889

Amministratore Unico
Dr. Marcello Mastroleo


Boston - MIT / interno area studenti

Perugia. Esame di PH.D.

Collaborazioni

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la bellezza dell'Umanità

Perugia, Agosto 2008