Oggi, a distanza di un giorno dalla sua uscita, mi sono regalata l’opera postuma della grande Oriana.
“… la realtà prese a scivolare nell’immaginazione e il vero si unì all’inventabile poi all’inventato… E tutti quei nonni, nonne, bisnonni, bisnonne, trisnonni, trisnonne, arcavoli e arcavole, insomma tutti quei miei genitori, diventarono miei figli. Perché stavolta ero io a partorire loro, a dargli anzi ridargli la vita che essi avevano dato a me…”
La presentazione, con le parole della scrittrice, che l’editore Rizzoli fa in copertina è conforme ad una mente estimatrice della storia. Nel raccontare, la vita si intesse come in un ricamo con la fantasia ed è questa che permette di colmare i vuoti di spugna che si fanno tessuto narrativo.
Il testo rivela sin dalle prime pagine una forte tensione emotiva che rende poetica l’organizzazione linguistica. Si sente il respiro di Oriana, si avverte la sacralità del viaggiare nelle vite che vivono nello stesso DNA della scrittrice. È un viaggio nella contemporaneità della vita, in cui il passato e il futuro si annullano e tutto si fa presente.
Buona lettura.