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Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del
pensiero complesso.
Il Filo, 2006.
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Perché Gesù?
Giovanni nel suo vangelo parla della parola che è venuta in mezzo a noi, della luce che si è mostrata e, precisa subito, a cui gli uomini non hanno creduto.
Il discepolo prediletto che si è ritrovato solo ai piedi della croce, ha sperimentato la delusione dell’essere emarginato e ciò gli fa porre immediatamente il dualismo dell’essere incredulo o credente: colui che non ha fede e colui che ne ha.
Cristo, parola-luce del mondo, si pone come il limite, la frontiera che permette di attuare il salto di paradigma tra il vecchio modo e il nuovo modo dell’umanità.
Giovanni, premettendo subito che non tutti lo accetteranno, dà per scontato che tale visione di Uomo-Dio, creerà scetticismo e derisione da un lato e fede dall’altro.
Con tali premesse siamo di nuovo di fronte al bivio o il nulla o il tutto, una biforcazione che segna una demarcazione tra l’essere un fuori o un dentro le mura della Storia. Ma che cosa è così difficile da credere, per l’evangelista?
La vita si è mostrata, meglio il miracolo della vita si è reso visibile. Vita, luce, parola sono i tre confini che danno l’identità del Cristo, colui che viene nella morte, nel buio e nell’ignoranza dell’io nel mondo per spalancare la porta della resurrezione, che aprirà al mondo della pace e dell’amore.
Il Cristo, il verbo che si è incarnato, è l’uomo nuovo, il messia, l’inviato, il salvatore che stringere il nuovo patto di alleanza tra Dio e il suo popolo.
Ecco, riappare nuovamente la disunione dell’umanità tra chi è e chi non è il popolo di Dio. Gesù, con la sua azione nella storia, è proprio su tale divisione che va ad elaborare e lo dice espressamente: non sono venuto per chi crede, ma per chi non crede.
Egli col suo occhio, isola il bordo/frontiera da cui sorgono i dualismi con le scale di valore che scindono l’umanità in classi di sotto-umanità e va a lavorare intorno al confine che trasforma un insieme chiuso, in uno aperto. Cristo va ad operare intorno alle chiusure del mondo e dell’io che creano le gabbie ideologiche.
Tale capacità di lavorare intorno alla frontiera che segna il margine del salto o del cambio di significato, nasce da un occhio-mente de-coordinato in grado di leggere su due e più fuochi di lettura, simultaneamente: l’occhio eco-biostorico.
Ecco il nuovo modo che egli indicherà all’umanità. Un occhio-mente in grado di elaborarsi su più e più coordinate di lettura che permettano le visioni di campo sdoppiato, quali moltiplicazioni di lettura che si aprano alla comprensione del tutto.
Visualizzazioni che aprano la mente-cuore alla complessità dell’io, del mondo e di Dio e chiudano alle riduzioni dell’io, del mondo e di Dio.
È, questa, la nuova forma mentis in grado di ribaltare la logica dell’essere un di meno (Caino) con quella dell’essere un di più (Cristo); incidendo sullo spazio mentale da cui nasce il giudizio storico che attribuisce i gradi di valore (-/+) alle forme della vita.
Si apre, con l’azione del Messia, ad una mentalità che sappia leggere nello stato di ogni abitante della Vita le sfumature di chiaro-scuro con i relativi vuoti/pieni di spugna che rendono tristi e gioiose le realtà.
http://occhiobiostorico.blogspot.com/2010/04/pdf-antonia-colamonico.html
http://biostoria.blogspot.com/2010/04/da-costellazioni-di-significati-per-un.html