Relazione: Convegno, Ambiente Murgia – dalla lettura al recupero di un ipogeo - Santa Candida. Sala Conferenze, Comune di Cassano M. 24 Maggio 2004. Organizzato dal Liceo Scientifico L. da Vinci – Cassano, dal Comune di Cassano, dall’Azienda Cooperativa Sinergie – Altamura, dal Il Filo S.r.l. Learning Organizer –Palestre della Mente - Acquaviva F.
Ogni secolo ha avuto le sue sfide, la conquista e l’esplorazione della terra, la corsa verso il cielo o le profondità del mare infine le estreme periferie dello spazio. Ognuna ha segnato una pagina della storia dell’umanità e ha rappresentato un momento di verifica e di adattamento delle conoscenze ai paradigmi che l’umanità, vista nella sua interezza, possedeva in quel dato momento storico.
Ogni secolo ha avuto le sue sfide, la conquista e l’esplorazione della terra, la corsa verso il cielo o le profondità del mare infine le estreme periferie dello spazio. Ognuna ha segnato una pagina della storia dell’umanità e ha rappresentato un momento di verifica e di adattamento delle conoscenze ai paradigmi che l’umanità, vista nella sua interezza, possedeva in quel dato momento storico.
È bene distinguere due tipi di scienze; quelle basate sul principio di verificazione e quelle sul principio di non falsificazione. Per natura, le teorie delle seconde, sono vere fintantoché non si provi, mediante esperimenti, una discordanza tra modelli e realizzazioni. È proprio questo il senso delle grandi sfide dell’umanità: testare se sulla frontiera del conosciuto è possibile usare gli stessi strumenti che si adoperano in campi meno complessi o, per meglio dire in chiave biostorica, più compresi.
La sfida del nostro secolo è il replicare l’intelligenza, costruire oggetti pensanti, in grado di decidere, scegliere, riflettere su problemi di vario genere, emozionarsi.
Strumenti come le reti neurali che sono nate per esemplificare il cervello umano, ora vengono usate per elaborare teorie sulle funzionalità del cervello stesso, come la capacità associativa, la memoria, l’astrazione e l’emozione. Come le precedenti sfide, anche questa ultima, ha delle profonde ripercussioni sulla Società, creando fenomeni di costume, tendenze di massa e imponendosi a tutto campo nella logica della quotidianità.
Se l’intelligenza è dunque l’oggetto privilegiato di questa Epoca, ha senso definire la nostra come la Società dell’intelligenza? È lecito chiedersi: che cos’è l’intelligenza?
L’intelligenza è quella capacità di farsi delle domande e trarre le linee per il conseguimento di un obbiettivo futuro: Curiosità per divenire.
Se l’intelligenza è referenziale al successo/insuccesso di un individuo-società, è su di essa che bisogna lavorare. La più grande conquista in questo settore è stata quella di vedere l’apprendimento come un preso e non come un dato, ad esempio, da un educatore. L’azione dell’apprendere parte dall’io che è l’esploratore curioso del mondo che lo circonda e non dall’esterno che farcisce di dottrina un io passivo.
I grandi educatori sono quelli che stimolano la curiosità negli allievi e mettono nelle loro mani gli strumenti per poter esplorare da soli il sapere, senza rischio di perdersi o confondersi. Se l’apprendimento è dunque una caratteristica dell’io, la curiosità nasce dalla mediazione tra l’io e il campo. Più o meno curiosità è sinonimo di più o meno perturbazione del campo sull’io.
L’errore dell’impostazione classica è stato quello di aver vesto l’io come un recipiente che doveva essere riempito piuttosto che un semino che ha in sé tutto il necessario per diventare un albero, egli ha tutto l’impianto informativo di evoluzione, tranne un terreno favorevole che lo circondi.
Rinunciando, dunque all’idea di farcire e indottrinare le menti, quello che resta è sviluppare la curiosità. È in questo contesto che prende vita l’ipertesto, può essere visto come un recinto all’interno del quale ci si può muovere nel sapere, proprio come un libro tradizionale, ma, a differenza di questo, l’esplorazione, ovvero l’azione dell’esplorare, è propria del soggetto lettore che con un clic è padrone di costruire tracciati di conoscenza e non deve subire passivamente l’ordine propedeutico, nascosto tra le righe di un libro, ove, prima di passare alla pagina seguente, bisogna aver letto e compreso tutti i concetti della pagina corrente e delle antecedenti, secondo lo schema di linearità impartito dallo scrittore.
Il risultato della rottura delle linee ha prodotto un sapere di tipo custom dove l’individuo personalizza l’appreso secondo stimoli empatici e seguendo le sue naturali inclinazioni, in altre parole mette a frutto le sue potenzialità. Il nuovo paradigma biostorico passa attraverso la tacita assunzione che l’io è autoreferenziale, ovvero capace di ordinare, da solo, il senso del proprio essere che diviene. Senso che è suo,che lo circoscrive e lo identifica.
Riprendendo la metafora dell’io come un seme, l’ipertesto è un esempio di terreno di coltura, favorevole alla sua crescita, perché non pone vincoli alla capacità astrattiva del lettore che può creare collegamenti tra concetti diversi, senza subire quelli fatti dallo scrittore. Il tutto contribuisce alla formazione di un sapere sistemico a 360°, più elastico e autopropulsivo.
Svelato il perché dell’utilità di un ipertesto per far sbocciare conoscenza, è utile sottolineare che con l’ausilio dei canali mediatici che un computer mette a disposizione, lo si può riguardare, anche come un integratore di curiosità, perché non dobbiamo dimenticarci che al giorno d’oggi, gli stimoli sensoriali che riceviamo, anche solo nelle piccole azioni quotidiane, sono innumerevolmente superiori al passato e quindi la soglia della curiosità si è alzata… in un certo senso siamo dei curiosi, più sofisticati. Posta l’utilità di una organizzazione ipertestuale è bene chiedersi come attuarla, ovvero, come porgere il sapere in modo da liberare l’io dalla linearità della lettura.
Se per secoli l’umanità ha aggregato informazioni, ora bisogna procedere in senso opposto disintegrarle cioè: atomizzarle.
Bisogna identificare l’essenziale per cogliere la struttura che sottende il sapere stesso. Questo richiede grande competenza nello specifico e una profonda interazione gruppale tra gli scrittori; infatti non esiste lo scrittore di ipertesti, ma l’equipe che contribuisce alla sua realizzazione, perché ognuno è specializzato in un ambito e può sviscerare i concetti che entrano in gioco nella sua fetta di sapere. Dalla interazione di tutti, emerge il reticolo informativo, visto come delle bolle di informazioni.