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Scienza & metodo Biostoria

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Prof. Antonia Colamonico, epistemologa.

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)

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aula cenacolo

mercoledì 14 maggio 2008

Libertà



di Angelo Rovetta


Manualetto di pronto soccorso mentale e senti-mentale per schiavi (tutti probabilmente) o alieni stressati (siamo tutti marziani a noi stessi e gli uni gli altri).

  • Diagnosi per sintomi dello stato di libertà

Sei uno schiavo: ammettilo.

Problema diagnostico personale: di cosa sei schiavo?

Parlare della libertà a partire dalla schiavitù è un piccolo artificio per riconoscere i sintomi di un moto, sentimento, stato della coscienza iridescente umana: essere, sentirsi libero, cogliere nell'altro la libertà.

Anche affrontarla con la metafora della salute, della malattia e della medicina (diagnosi) vuol dire definire, indirettamente la libertà.

La libertà è una malattia, infatti. Si tratta di una particolare patologia dell'uomo e delle genti.

Nel senso che può essere contagiosa.

Nel senso che c'è e non c'è, nell'animo umano, il sentimento, la percezione, il desiderio della libertà.

Nel senso che si coglie indirettamente, per sintomi.

Nell'osservare i comportamenti, lo stile delle risposte e dell'atteggiarsi di una persona è facile la definizione - diagnosi di "uomo libero". Sempre a partire dai parametri di chi osserva.

Quando un uomo è diagnosticato come "libero" dai più, incarna, in modo esemplare, alcune aspirazioni collettive di quella società, in quel tempo.

Questi soggetti esemplari suscitano rispetto, ma sono anche temuti.

Esattamente come si fa con i portatori di alcune malattie contagiose.

  • La libertà è proprio una malattia, e anche bruttina, certo pericolosa e da "isolare".

Le procedure di isolamento inventate durante i brevi secoli della storia umana sono numerose e fantasiose, sempre accanite e persecutorie, astiose e ottuse nella loro ostinata efficienza, ma possono essere tutte comprese in queste grandi classificazioni:

  • eliminazione fisica di persone e di popolazioni,
  • controllo poliziesco o religioso del pensiero e dei comportamenti sociali e individuali (oh, le forme della repressione!),
  • condizionamento intensivo e sistematico del modo di pensare e di agire, tramite attività di pubblicità, propaganda, adulazione, educazione, persuasione,
  • riduzione in schiavitù fisica e giuridica dei vinti, dei debitori e di varie categorie o etnie umane.

Eccoci, dunque, a una possibile definizione della libertà, al termine di queste riflessioni metaforiche e diagnostiche.

Insomma, pensando ci si libera da alcuni vincoli dati.

Perciò la libertà è l'esercizio del pensiero per nutrire d'emozioni la coscienza sia nel soggetto, sia in una collettività.

Ecco perché anche chi è in carcere può sentirsi libero.

Ecco in cosa consiste la libertà dei santi, che, perlopiù, si sottopongono a estremi vincoli corporali, di movimento, d'azione, di preghiera.

  • Coscienza, coscienze emozionate = uomo, uomini liberi.

La questione è l'obbedienza alle norme civili, etiche, fisiche. Le norme impongono la necessità dell'obbedienza, della esecuzione sicura e prevedibile di ciò che si deve o non deve fare.

  • L'uomo libero presume di trovare dentro di sé la norma cui obbedire, la sua azione obbedisce a un progetto che viene di volta in volta formulato e scelto dal soggetto stesso.

L'uomo libero è, tendenzialmente imprevedibile, non esecutivo: esprime, in qualche modo, una riserva mentale.

Anche se si conforma alla norma data (fisica, sociale, etica), non vi aderisce in modo totale, convinto, non vi si abbandona. Pensa, continua a pensare, perché la norma, per quanto giusta e razionale, non esaurisce la problematicità, l'inquietudine, i dubbi permanenti e ricorrenti della coscienza.

La libertà è una dialettica , un certame continuo tra il soggetto e il suo ambiente - contesto.

Infatti, è probabile che la persona libera vada "controcorrente".

  • Non mangia, mentre dovrebbe mangiare.
  • Non marcia mentre dovrebbe marciare.
  • Pensa, mentre dovrebbe obbedire ciecamente.
  • Va in una direzione, mentre la moda, l'opinione corrente, la cultura, le direttive sociopolitiche "guidano" la gente, la massa, il popolo, i singoli in tutt'altra parte.

Tutti brutti pensieri, tutte abitudini discutibili, dal punto di vista della moda e della massa.

Nessuno garantisce sulla "bontà" del suo pensiero e delle sue scelte.

Scelte, se si vuole, anche superbe; ricordano Capaneo, che volle fare di testa sua, anche di fronte al volere degli dei. Scomode, dunque: "chi glielo fa fare?".

  • Perciò, l'uomo libero ha del fascino, ma chi si fida di lui?

Se è un'artista lo puoi anche mantenere, ma, certo, non corrisponde agli standard di processo-prodotto vigenti, all'etica del consumismo e della produzione industriali.


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Perugia, Agosto 2008