da A Colamonico.
Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso.
Bari, 2007
… Abramo incarna la dimensione umana del vivere in ascolto della voce di Dio, indipendentemente se si creda o no in una tale identità, Abramo rappresenta quella capacità della mente umana di saper affrontare una vita aperta alle incognite del domani. Proprio nel suo essere sotto la tenda, egli insegna lo status mentale dell’essere sempre pronto a partire, a rimettere in discussione le certezze e gli stati di potere e di ricchezza. Abramo incarna così la qualità del nomade sulla scena della storia, ma in tale suo modo di affidarsi e lasciarsi plasmare dalla dinamica del campo, egli compie un errore di giudizio, crede e non crede nella sua possibilità di paternità e quindi d’accordo con la moglie Sarai va con la schiava Agar che gli darà Ismaele.
Si apre così sin dalle origini una frattura tra legittimo e illegittimo, allorquando per salvaguardare lo stato di potere di Isacco, egli è costretto a ripudiare il primogenito. Nella storia dei due fratelli che incarnano la dualità ebraico-islamica, si intrecciano le attribuzioni di valore che creano le sacche-nicchie di superiorità/inferiorità tra gli individui. Ma se si prova a spostare l’attenzione da un uomo ad una nuvola che alta si mostra nel cielo, si può continuare a parlare di legittimo/illegittimo? Quale il parametro di base da cui nasce il valore positivo o negativo? Quale il confine che fa invertire il significato?
Se guardo al sereno, la nuvola è illegittima; se guardo alla pioggia essa è decisamente legittimata ed è la benvenuta. Allora non è in funzione di sé che la nuvola si pone come opportuna/inopportuna, ma in relazione al punto di vista e alla scala di valore con cui si legge la sua posizione. Tornando ad Abramo egli fa una scelta, intorno ai due figli, e costruisce una gerarchia di valore che lo porta a creare la supremazia di Isacco, giustificandola perché legittimo; tanto che Dio riscatterà Ismaele, promettendogli una discendenza numerosa, tanto quanto quella di Isacco. Poi nel tempo, il Profeta Maometto, partendo da tale eco-informativo, riorganizzerà il mondo arabo, dandogli la dignità di Nazione.
Dal racconto si evince come i dualismi di significato, grande/piccolo, bello/brutto, utile/inutile… siano fortemente vincolati ai punti di vista dell’osservatore, nel nostro caso Abramo. L’occhio lettore padre, influenza la vita di Ismaele, dandogli l’attributo di illegittimo, mentre in precedenza, egli stesso, lo aveva chiamato figlio; in questo consiste l’ambiguità di Abramo: nell’aver fatto un salto di scala di valore tra un prima positivo e un dopo negativo.
Egli in funzione di una scelta topica di opportunità, ha perso di vista la visione più allargata di paternità. Cambiando il suo giudizio ha creato l’ingiustizia. Ciò che prima veniva percepito come naturale, processo di inclusione, poi, diviene innaturale, processo di esclusione. In tale modellamento del significato si esprime l’errore cognitivo di Abramo.
La facoltà della mente umana a costruire scale di significato, rientra nella capacità di lettura della realtà, che resta sempre un oltre il piano d’osservazione, essendoci uno scarto spazio-temporale che non si presta ad essere colmato, dato che la dinamica storica è a tempo discreto. La realtà non ha una valore in sé, la nuvola o Ismaele, se non quello di occupare uno spazio-tempo, che ne delimita la sua permanenza bio-fisico-informativa. Il valore che pone i dualismi, nasce da parte della mente dell’osservatore, che nell’appropriarsi della realtà, costruisce i poli di interesse positivo/negativo, attribuendo di volta, in volta una quantità/qualità, in funzione di una visione di passato/futuro che egli sta elaborando…
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