di Antonia Colamonico
La crisi della Sinistra italiana sembra non aver fine. È questo il vero grave pericolo per la democrazia del Paese. Quando spiego la dittatura fascista, sottolineo ai miei ragazzi che fu la scissione dell’Aventino che di fatto consegnò l’Italia al Duce, che nell’accezione latina indica condurre, portare oltre, infatti Dante chiama Virgilio il “duca mio”.
La classe operaia ormai s’identifica nella Lega Nord o nel P.D.L. che pur seguendo delle logiche settoriali, hanno una coerenza ideativa e operativa che li porta ad essere coesi nelle scelte programmatiche.
Fare corpo diviene in un momento storico di veloci trasformazioni l’arma vincente per delle scelte spedite, indipendentemente se più o meno democratiche:
- se la Società si esprime in nanosecondi, necessita una politica che abbia una capacità decisionale che a sua volta si esprima in nanosecondi.
Ora, osservando i comportamenti della Sinistra affiora una crisi che si sta facendo endemica, data dallo scomporre / comporre / riscomporre eterne alleanze, nate non da linee programmatiche chiare coerenti, mirate ad un utile collettivo; ma piuttosto da giochi di potere di singoli, che si sollazzano a fare i ducetti di sezione.
Pur essendo ideologicamente di sinistra, ho sempre temuto la Sinistra, perché ogni qualvolta è andata alla gestione del Paese, ha fallito nel suo proposito democratico.
Esiste una democrazia di definizione ed una di metodo; le due non sempre vanno insieme, per definizione posso dichiararmi democratica e poi nell’esercizio della funzione sono dispotica. La sinistra italiana ha per denominazione una visione democratica della società, che la fa innalzare a paladina degli ultimi, ma poi nel metodo è reazionaria, vecchia e legate a clientele trasformistiche. La malattia della sinistra italiana che non le fa assumere la dignità di corpo unico è da rintracciare in quelle trame oscure delle sue metodologie particolaristiche.
- Manca alla sinistra moderna quella forza morale che traghettò l’Italia dalla dittatura alla repubblica.
- Non si costruisce la verità storica sulle logiche del più forte, ma sulla portate dei principi morali che rendono le azioni universalmente buone e non è un caso che oggi a sinistra non si voglia parlare di etica.
L’etica come la coerenza tra l’idea e l’azione che rende buone/cattive le risposte storiche, è alla base delle scelte democratiche. Molti ancora considerano l’etica una sovrastruttura, come un ché di posticcio all’azione. Ma ogni azione biostorica nasce da una visione di significato-valore che è Etica della Vita.
- Ora analizzando meglio, avendo vissuto la politica proprio nell’anno più oscuro, il 1992, quale è il male della sinistra italiana, nel 2009?
Con tangentopoli e il caos che ne seguì, furono messe a nudo le logiche partitocratiche che richiedevano l’allineamento delle coscienze non ai valori universali, ma ai particolarismi degli utili privati. Ricordo che in quel momento storico mi presentai alle elezioni regionali pugliesi, come candidata donna del partito socialista italiano. Chi sabotò la mia candidatura fu lo stesso partito locale, poiché non ero allineata ad alcuna cordata; ero stata indicata solo perché veniva richiesto un certo numero di donne nelle liste. Ero, quindi, solo un contrassegno numerico che aveva la pretesa di essere nome e questo mio voler essere coerente in primis con la mia coscienza, faceva di me un soggetto pericoloso al mio medesimo corpo partitico.
Poi avvenne il crollo, avvennero gli arresti e le teste mozzate… ma la scomparsa dei partiti che avevano dato la Costituzione al Paese, non ha fatto pulizia delle dialettiche personalistiche. Sono caduti i vertici, ma la manovalanza affaristica è divenuta, a sua volta, vertice; tanto che oggi la politica sembrerebbe quasi una cosa sporca, Napoli insegna. Ho si entra in certe logiche o si è destinati a morire per troppa visione ideale.
Anzi la stessa utopia, come capacità di guardare l’evolversi delle dinamiche in futuri possibili, è stata bollata d’idiozia e tutti coloro che credono in una possibilità di bene universale sono fatti passare per gli illogici della politica.
- Ma cosa è l’U-topia se non il luogo del futuro che piano, piano si fa realtà, indirizzando eticamente l’azione!
La politica della sinistra italiana pecca di futuro e non avendo un’idea del domani, non ha una capacità decisionale nel presente. E se poi il presente si esprime in tempi brevissimi, i moderni nanosecondi, non ha storicità.
La sinistra, direbbe Cipolla, è dunque morta. Ma se il seme morendo porta l’albero e il frutto con il seme nuovo, ben venga tale morte, dalle sue ceneri potrà nascere l’idea del mondo nuovo, l’idea di quella Cultura della Conoscenza che si fa, biostoricamente parlando, Società della Vita.
Imparare il codice della vita che parte da un ordine naturalmente intrinseco alla dinamica storica è il nuovo campo di studio e o si impara a leggere in tale prospettiva o si sarà inghiottiti, tutti, nel vortice del nulla storico.
- Personalmente già dal 1992, ma forse anche prima da ché ho iniziato a cum-prendere, ho deciso di stare con la VITA.