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L'Atelier delle Idee.

Scienza & metodo Biostoria

Scienza & metodo Biostoria
Prof. Antonia Colamonico, epistemologa.

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)

Centro Studi - Acquaviva F. (BA)
aula cenacolo

giovedì 3 novembre 2011

La scienza & metodo Biostoria: evouzione di un'idea.

Come è nata la scienza & metodo Biostoria

Antonia Colamonico


La Scienza & Metodo Biostoria, iniziò a prendere forma nella mia mente intorno al 1985, quando per motivi di lavoro, nella didattica, cominciai con le classi a confrontarmi con i primi elaboratori elettronici.
Essendo per formazione una pedagogista, attenta quindi alle ricadute sul piano mentale delle azioni, mi resi subito conto che l'innovazione tecnologica in atto aveva conseguenze importanti per l'organizzazione del pensiero, profondamente perturbato da quella novità che  accelerava il processo di associazione delle idee (la logica aperta di Spazioliberina, per un'economia di tempo). ->>> Segue <<<-

 

 Biostoria: Sito Ufficiale

martedì 5 luglio 2011

Ogni occhio sviluppa una sua geografia degli spazi





(Da Antonia Colamonico, Il grido.)

La notte era finalmente finita. Aveva un'ansia dentro che lo mordeva, erano troppe le cose da sistemare prima delle 10 e 30.

Riordinò tutto, secondo il suo grado di ordine che non era mai abbastanza per Giulia.

È strano, - si disse Luca - come ogni occhio sviluppi una sfumatura di tolleranza al disordine!

Più era stratificata la confusione delle carte sulla scrivania e più lui si sentiva a suo agio nel ripescare quella tale carta o quel talaltro fascicolo; mentre, per lei, il suo era solo un casino immondo. Così lo chiamava e ne avevano fatte discussioni, quando presa dalla frenesia della polvere gli spostava tutto, non facendogli ritrovare più nulla come prima.

A guardar bene la causa delle battaglie è sempre un fatto d'ordine.

Ogni occhio sviluppa una sua geografia degli spazi e non è disposto a mutare le collocazioni. Invece ciò che non si capisce è che ogni ordine è, in sé, un disordine, che ha trovato una mediazione che soddisfa l'occhio.

Ecco, - si disse Luca - è un fatto di bellezza! Ogni ordine è un grado di bellezza differente! - Quello che era bello per Giulia, a lui non era un granché e viceversa.

Ne avevano fatte di liti agli inizi con le aree di silenzio tra di loro. Poi era scattata un molla dentro e insieme avevano acquisito che nessuno era disposto a cedere il passo. Come due pugili, che si guardano negli occhi, avevano capito l'imbecillità del loro ferirsi per una carta sul tavolo da pranzo e un posacenere sul comodino.

Si erano divisi gli spazi come nel Congresso di Vienna e avevano dato vita alla loro piccola restaurazione; l'altro si sarebbe tenuto lontano dal casino non suo.

A ognuno il suo spazio. Ma in casa, in quei giorni così da solo, Luca si era sentito vuotamente libero e aveva iniziato a ordinare tutto, come lei voleva.

Certo, - si disse - la vita è curiosa, scopriamo la stupidità delle nostre prese di posizioni, quando l'altro se ne va e solo allora ammettiamo che il suo modo è più funzionale!

Guardò il grande fascio di rose, naturalmente rosse, al centro del tavolo da pranzo, sarebbe stato il suo: - Bentornata!

Prese la giacca, la infilò e usci in fretta, doveva passare dal fruttivendolo in via Matteotti, a Giulia piaceva l'ananas e, con quel caldo, sarebbe stata una bella sorpresa per l'ora di pranzo.

Giunse in ospedale in perfetto orario, andò direttamente alla stanza 12, ma era come fredda, così tutta avvolta nel disinfettante. Chiese ad un'inserviente in corridoio e quella con una voce distratta: - la paziente del 12 è giù in obitorio.

In quel attimo accadde tutto. Una crac lieve aprì una crepa nella parete del suo cuore e in modo inaspettato si allargò fino a sbriciolare tutto il castello dei significati di una vita.

Con la coscienza così decomposta si avviò verso quel incontro con il lato buio della vita.



lunedì 6 giugno 2011

Il Grido - Calici di poesie


(A. Colamonico. Le stagioni delle Parole
Il Filo. © Il Filo Bari, 1994)


La
lirica,
scritta nel 1994,

il titolo al
romanzo
IL GRIDO

che può essere letto come
il
vigneto
dei pensieri
che
da quei lontani
esili
virgulti"
hanno dato forma
alle trame della
visione
eco-biostorica.


Buona Lettura!
Antonia Colamonico

giovedì 5 maggio 2011

Una pagina storica: la Beatificazione di Papa Wojtyla.




Domenica, 1 Maggio 2011, tre “momenti storici” si sono annodati in un unico evento:

  1. La festa dei lavoratori, che sancisce il diritto al lavoro e il rispetto della dignità di ogni lavoratore, indipendentemente dal genere o dal colore della pelle o dalla nazionalità d'origine.

  2. La giornata della Divina Misericordia, voluta da Papa Wojtyla, che sancisce la grandezza dell'Amore di Dio che, attraverso il sacrifico di suo figlio Gesù, attira e consola ogni creatura.

  3. La beatificazione di Giovanni Paolo II, il papa operaio, che in sé ha custodito e testimoniato sia l'amore di uomo, senza forme di confini e di pregiudizi, e sia la grandezza del Dio della Storia che nel “segno” del Suo Amore rende unica “famiglia” l'intera Umanità.

Se si crede al caso, allora è stato un caso fortuito che in quella giornata questi tre differenti momenti prendessero vita, in un unico tempo, che ha radunato un “fiume” umano, circa 1.500.000 persone, a Roma, in Piazza San Pietro. Se, invece, si crede nel Progetto Escatologico che tende verso una congiunzione di campi differenti che danno il “luogo” al “tempo pieno della storia”, allora bisogna ripetere come il profeta: "Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni" (Geremia 1,5).




Cosa sia stata questa giornata per la Cristianità e il mondo tutto, non è semplice da raccontare: per la ricchezza di emozioni; per la profondità e la spiritualità dei significati; per la vastità degli spazi geografici coinvolti; per la grandezza del ruolo storico e morale dello stesso Pontefice Beato; per la riaffermazione dello “spirito di appartenenza" all'universalità del messaggio evangelico; per la semplice gioia di esserci.





In primo luogo, c'è stata una gara di solidarietà tra volontari, forze dell'ordine, unità sanitarie e quant'altro, oltre 2.000 persone, per la preparazione e la gestione dell'Evento che ha visto affluire, da tutto il mondo, migliaia e migliaia di pellegrini: giovani, bambini, anziani, ammalati... famiglie intere... dalla Polonia, Messico, Francia, Canada, Brasile, Filippine, Kenya, Cina... solo per citare alcune aree.

Poi, una grande prova di “vitalità del Cristianesimo”, con la testimonianza di fede di tanta gente che si è “messa in cammino”, accettando tutto il disagio del viaggio, del sonno perso, della grande calca che limitava lo spazio d'azione, impedendo quasi i movimenti. Senza sottovalutare l'attesa, le code interminabili, lo stare in piedi per ore e ore. Tutto in silenzio, con il sorriso sul volto, con l'attenzione all'altro, indipendentemente se italiano o straniero, se amico di viaggio o perfetto sconosciuto, se bianco o nero...

Infine, fattore molto importante da evidenziare, “esempio visivo e mediatico” di una costruzione gioiosa e pacifica di “pagina storica”, che si fa testimonianza, nel mondo e nel tempo avvenire, del come sia possibile costruire, già su questa Terra, una concreta “Società di Pace”, profetizzata da Isaia e riaffermata con il “Discorso della Montagna” dallo stesso Cristo.





L'evento è stato una prova di grande solidarietà che si è manifestata nei “piccoli gesti”: lo scambiarsi un po' di dolciumi, con relative ricette; il ripararsi dal sole sotto lo stesso ombrellino; il condividere uno sgabello per alleviare lo stare in piedi; il distribuire un caffè, per riscaldarsi, alle prime luci dell'alba...

In tutto questo insieme di espressioni, è emersa spontanea la riflessione: - Che cosa è la fraternità, a cui sempre richiamava nel suo Pontificato Giovanni Paolo II, se non questo sentirsi un “Uno-Tutto” nell'incontro con Dio e il suo Messaggero!

L'apice della comunione degli “intenti cristiani” si è raggiunto nel momento in cui il pontefice Benedetto XVI, visibilmente commosso, ha letto il proclama di beatificazione ed è stata scoperta l'immagine, dal volto gioioso, del nuovo Beato.

Allora tra la commozione generale è scaturito un interminabile applauso, ampio quanto tutta la Piazza e le vie d'intorno, che si è alzato al cielo, come uno spontaneo: - Grazie, Papa Wojtyla!

É stata, ... una sinfonia, un'orchestrazione magistrale di tonalità e di ritmi che come un'onda si muoveva da un capo all'altro di quella fiumana, tra piazza San Pietro, Via della Conciliazione e dintorni, totalmente gremite.

In quella onda di corale entusiasmo, si scioglieva tutta la stanchezza, tutto lo stress del viaggio e si sentiva dentro, nel profondo del cuore, una immensa gioia dell'esserci, come semplici “testimoni” della Storia da tramandare, ai figli e ai nipoti, di quella bellissima festa della grandezza del Papa Magno e del suo Dio.

Acquaviva delle Fonti, 5 Maggio 2011

Antonia Colamonico (biostorica).




martedì 15 febbraio 2011

Esodo di massa per effetto globalizzazione: Verso la democrazia dell'intero Pianeta.





Antonia Colamonico (biostorica)




Dalle stime del Ministero degli interni italiano si prevede un grande esodo di massa, oltre 100.000 persone, a seguito delle rivolte in Egitto e in Tunisia. Il mondo Arabo è in subbuglio e la protesta si sta allargando a macchia d'olio in tutti i paesi musulmani, così come avvenne nel 1968-'70 in occidente e nel 1992-'94 nel mondo a regine sovietico.
Tutti chiedono libertà. Sembra questo come un singulto che nasca irrefrenato, dalla parte più profonda e segreta del cuore umano, come una scrittura genetica che chiede diritto di cittadinanza.

(un viaggio della speranza)
La storia, non come storiografia, ma quale dinamica biostorica della vita a tempo presente (t. 0) è un sistema bio-fisico-mentale a corpo unico che respira, vive, si evolve creando sulla sua superficie delle variazioni di stato, con addensamenti e diradamenti che rendono il sistema eternamente in bilico tra aree di ordine/disordine, con esplosioni/implosioni di dinamiche fattuali.
Per poter visualizzare il “corpo storia” necessita assumere una posizione a campo infinito, come un'uscita dallo stato di presente e guardare l'inanellarsi degli eventi da una posizione di fuori Campo Universo, come un occhio di dio che si ponga oltre la storia.
Prendere le distanze dal presente è, sotto il profilo di lettura, la migliore garanzia per effettuare un'osservazione allargata a tutto il sistema e nel contempo prendere le distante anche emotive dalle dialogiche io/campo, per poterle osservare con occhio disincantato, estraneo ed essere così, per quanto sia possibile, immuni dalle ingerenze ideologiche che viziano le letture, dando luogo ai pregiudizi storici.
Nasce il pregiudizio ogni qual volta si smette di osservare la dinamica degli eventi via, via che essi si manifestano nel tempo presente, per leggerli con le gabbie concettuali, derive di letture passate.
Sotto il profilo mentale l'uomo per pigrizia è portato ad un risparmio di energia che gli fa trasferire, quasi automaticamente, ciò che ha appreso in un dato tempo in un altro successivo, peccando di semplicioneria. Nascono così le generalizzazioni che danno vita alle letture razziste con il massificare i giudizi: maschi, femmine, meridionale, terrone, negro, mussulmano, cristiano, destra, sinistra, fascista, comunista, interista, milanista ...



Ogni qual volta si procede ad una generalizzazione, automaticamente si smette di vedere la vita nel suo manifestarsi a tempo 0 e si entra nella cecità ideologica; mentre la vita nel suo eterno rigenerarsi e moltiplicarsi sa che ogni alba è sempre nuova e ogni fiore è sempre unico, così come ogni primavera ed ogni nato di donna.
La storia pur conservando memoria degli ordini informativi passati, tende ai piani di futuro, attraversando gli stati di presente, che rendono sempre nuova la sua forma, il suo volto, la sua bellezza, il suo respiro.
Il processo rigenerativo della vita, come ho più volte sostenuto nei libri di biostoria, è un processo d'emancipazione dell'individuo-soggetto storico dal suo campo-nicchia di appartenenza che esige una relazione di condivisione ed autonomia, come per la foglie di un albero che si distingue dalle altre foglie dello stesso ramo o come il dito da una mano, la nuvola dal suo sistema nuvoloso, il bambino dalla mamma e dal padre.
Ogni individuo storico, sia esso albero, cielo, pianeta, uomo, sorriso, idea, parola... ha un compito vitale che consiste nell'essere centro/periferia insieme del sistema vita e in tale dualità si fa singolarità nella molteplicità relazionale.
Ogni soggetto storico ha valore perché è unico per sempre, in quanto la sua identità si lega alla nicchia spazio-temporale, occupandone un tempo-spazio di breve durata.
Ogni soggetto per il solo fatto di nascere acquisisce il diritto ad essere, prima di tutto se stesso, quale individuo libero di dare luogo-tempo alla sua singolarità esistenziale che lo fa essere quella particolare forma, a cui è dato quel particolare nome.
Leggendo con occhio esterno la dinamica vitale si evince che la molla della vita è un processo di democratizzazione che tende a fare di ogni essere-soggetto-abitante della vita un individuo storico che ha da dare il suo particolare contributo esistenziale alla bellezza e al perdurare della vita.
Se la democrazia del vivere è un fatto naturale per la natura o le piante o gli animali, è invece una legge difficile da accettare per gli uomini.



(Dalla manifestazione delle donne, 13 Febbraio 2011)

La struttura mentale di un uomo è il sistema più complesso che esista, egli è l'unico soggetto storico in grado di assumere una posizione di lettura intorno alla vita che non è quindi per lui un semplice scorrere, ma anche un ragionare intorno a quel fluire di dinamiche in dinamiche.
Il ragionare come la capacità ad elaborare teorie e dimostrazioni intorno alla vita, fa sì che egli possa sviluppare una molteplicità di idee, linguaggi, tecnologie, oggetti che possano aiutarlo a vivere in modo migliore.
Tale chiacchierata ponendosi su un piano generale è molto condivisibile a livello astratto; ma quando si passa al concreto, simile visione è difficile da condividere.
  • Quando nascono le contraddizioni e i conflitti?
Ogni qual volta si passa da un piano di lettura universale ad uno topico e circoscritto, cioè quando si passa da ciò che è bene per tutti, a ciò che è bene per me; da una visione altruista ad una egoista.
C'è una tendenza umana ad accentrare le capacità immaginative ed operative che da essere patrimonio collettivo divengono patrimonio di una minoranza che crede di essere una “razza superiore”:
  • È il peccato di Caino che credette di essere migliore di Abele, perché avendo scoperto, come contadino, i processi naturali della natura era stato in grado di piegarla alla sua esigenza contingente.
  • In tale capacità egli, Caino di ogni epoca, non vide un'opportunità per tutti, ma un privilegio per sé, per la sua dinastia, per il suo gruppo di appartenenza e così facendo si è isolato, imponendo un privilegio.
Quando si perde la dimensione-coscienza dell'essere un uno/insieme, nascono le tirannie che rendono fortemente ingiusta la vita.
Lo stato di ingiustizia non è mai definitivo, poiché essendo l'uomo, per nascita, una sistema mentale bilaterale, intorno a quella ingiustizia, chi la subisce, elabora a sua volta la risposta. Nascono così le vendette alla negazione di dignità, le rivincite all'indigenza con la messa in discussione dei privilegi che spingono ad un'azione di risposta contraria, con i rimescolamenti che creano gli ordini nuovi.
Osservando da una grande distanza la nostra storia, cosa si legge:
  • Il sistema Terra per effetto globalizzazione è divenuto un unico grande mercato in cui tutto è posto di fronte a tutti.
  • C'è una forma di effetto televisione in cui tutti entrano nella casa del vicino prossimo e lontanissimo, ne guardano le tendenze, i modelli, le tipologie di comportamenti e ne rilevando le discrepanze e le armonie con se stessi.
È come se per la prima volta i poveri e i ricchi del mondo si stessero guardando negli occhi e se tutto e sotto gli occhi di tutti, allora non c'è da meravigliarsi che si stia creando una forte mescolanza di popoli che attraversando continenti, non solo per il gusto della villeggiatura, scappano dalle tirannie, malattie, fame, mancanza di lavoro....



C'è una spinta interiore in ogni uomo, come un richiamo alla vita, a voler essere migliore, a voler vivere in uno stato sociale ed economico di maggiore libertà e benessere per sé e la sua famiglia:
  • Solo gli sciocchi possono credere di tenere testa a tutto questo, con qualche provvedimento o vigilanza coatta.
Ogni qual volta si è creato uno salto epocale non è stato il frutto di una crescita o de-crescita economica, politica; ma il risultato di un rimescolamento di popoli.
Nei millenni della storia, sistematicamente, l'anima nomade celata in ogni individuo-società si è messa in moto e si sono create le grandi partenze in massa per sfuggire da un vincolo tirannico; in tale mobilità si sono creati gli squilibri che hanno richiesto nuovi equilibri ed ogni volta l'Umanità ha dovuto misurarsi con la sfida dell'accoglienza che fa ridistribuire le ricchezze e inventare la più allargata idea di giustizia sociale.
Non esiste la razza pura, ma una costante ibridazione di razze che mischiandosi danno vita ad un grado più elevato di bellezza. Ogni volta la stessa idea di legge è stata rivisitata e allargata, passando dalla polis greca sino alla polis mondo; dal diritto personale, poi nazionale e infine universale.
Essere tutti cittadini del mondo è la sfida della globalizzazione e su tale dimensione che bisognerà confrontarsi per inventare un nuovo modo di essere se stessi con gli altri.
Il grado di civiltà del cambiamento sarà misurato sui costi che saranno pagati, se essi saranno costi umani con moria di uomini o costi solamente economici, con una più equa ridistribuzione delle risorse che andranno ad implementare nuove risorse.
Personalmente non credo in una crisi alimentare che creerà la fame universale; invece penso che con politiche più sagge, con una logica più onesta e con una maggiore accortezza alla vita, la grande popolazione del grande villaggio terra potrà tranquillamente trovare accoglienza come tutti gli uccelli del cielo, tutte le formiche di un formicaio.
E che dire delle api?
  • Se alle api è dato di poter vivere e moltiplicarsi, perché questo oggi non è accettabile per l'Umanità!
  • Che cosa ha l'Umanità di così grave da non poter avere diritto a vivere!
  • E cosa più importante, di cosa essa ha veramente bisogno!
Bello quel passo evangelico che sostiene che basti un tetto ed un abito per potersi sentire felici, allora ridimensioniamo il di più, inutile, e apriamoci al dialogo con gli sfollati, gli indigenti; prepariamoci a far prevalere la giustizia e il rispetto delle leggi a tutti i livelli di organizzazione.


Iniziamo a sviluppare una coscienza basata sul rispetto della cosa privata e pubblica; usciamo dalle logiche clientelari che rendono mafiosa la nostra coscienza; impariamo a contenere la voglia di possesso e di lusso; impariamo a dare spazio alla conoscenza che si trasforma in idee nuove; riscopriamo la capacità d'attenzione e di ascolto dell'altro, partendo dai nostri figli, e così facendo sicuramente avremo modo di lasciare alle generazioni future un mondo più giusto.


domenica 23 gennaio 2011

Il declino di una parola: Teorema.

Antonia Colamonico (biostorica)




(M. Mastroleo, Creste matematiche di dinamiche informative)


In questa babele mediatica, giudiziaria e politica che sta abbuiando i veri problemi italiani che sono di natura prettamente economica e sociale – la forte sperequazione tra ricchi e poveri - la cosa che mi lascia alquanto dubbiosa, come biostorica, è sul come sia imploso il significato di Teorema.

Non so se sono così attenta alle matematiche solo per per un fatto genetico, dato che sono cugina di un famoso matematico e io stessa madre di un matematico, ma tale ragionamento l'ho sempre giustificato come una forma di garanzia circa la coerenza di un'idea e la sua spendibilità sul piano storico.

Personalmente mi piacerebbe essere ricordata come una storica aperta alla logica matematica, anche se ho una certa difficoltà nel calcolo minuto, perché avvilisce la potenzialità di una mente; infatti un altro matematico Pascal immaginava la possibilità di strumenti di calcolo per liberare il pensiero dalla ripetitività mnemonica del far di conto, lasciandogli così la libertà di scoprire teoremi.





Il valore di un teorema è nella sua spendibilità nel piano della vita, ad esempio il “teorema di Pitagora” ( In ogni triangolo rettangolo, l'area del quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti.) ha un significato reale, poiché si inserisce in un momento evolutivo della stessa dinamica storica che si stava interrogando sulle forme, in modo particolare, i quadrati.

Il passaggio dal sistema di raccolta di frutti spontanei e di caccia a quello agricolo, aveva posto sotto i riflettori delle menti dell'epoca il “trattamento dei suoli” per un'efficace coltivazione agricola:

  • I contadini-studiosi cercarono di scoprire le relazioni tra la posizione dei terreni e le tecniche di rotazione; i criteri di canalizzazioni e la rigenerazione delle zolle; la selezione delle sementi e le rese dei raccolti; i tempi della luna e le fasi di aratura-semina-raccolta. Non è un caso che i primi calendari fossero lunari, per memorizzare le stagioni delle fasi agricole.

Come si può ben comprendere il teorema pitagorico era un tutto-uno con le attività umane, lo stesso teorema era un criterio di conoscenza per svelare le relazioni vitali atte alla permanenza storica:

  • l'assenza di una relazione, di una connessione avrebbe potuto significare l'estinzione di una data società.

Nei documenti trovati, appare che il suo enunciato fosse già noto ai babilonesi e anche ai cinesi ed indiani, non a caso tre tra le più grandi civiltà agricole.

Tutto lo studio intorno al quadrato era un ottimo ragionamento per la divisione dei suoli onde evitare, ad esempio con un cerchio, lo spreco di terra nella canalizzazione per far fluire l'acqua nelle inondazioni, così come i terrazzamenti con i muretti a secco. Il ragionamento quindi era funzionale al miglioramento dello stile di vita ed esso assumeva un risvolto non solo cognitivo-economico-sociale ma anche etico.

Oggi a cosa si sta assistendo?

Alla negazione del valore storico del ragionare intorno alle cose, dello scoprire le relazioni che rendono le risposte storiche coerenti/incoerenti, funzionali/non funzionali al permanere nella storia!

L'abuso intorno alla parola teorema è una manovra politica e sociale con cui si vorrebbe convincere la gente comune, quella che tutte le mattine si alza per andare a lavorare, che il ragionare è pura perdita di tempo, poiché si costruiscono castelli di sabbia. Ma se una civiltà smette di leggere le trame del suo tempo e si lascia catturare dall'immediatezza del semplice apparire, quella società taglia i legami vitali tra il passato e il futuro e diviene un automa, una macchia di carne e ossa che ha una semplice funzione vegetativa. Essere un vegetale, con tutto il rispetto dovuto ai fagioli o semi di zucca, ai papaveri o alle pannocchie di gran turco, non è della condizione umana.

L'evoluzione storica ha fatto sì che l'essere umano elaborasse come particolarità della specie un cervello bilaterale che gli desse la possibilità di vivere e di interrogarsi intorno alla vita, da tale capacità di dare il senso-indirizzo all'azione l'umanità ha creato il suo patrimonio culturale oltre che genetico. La mia domanda in tale confusione mediatica è:

  • che tipologia di italiano si vuole in un prossimo futuro? Lo zombi?

Si stanno educando i giovani alla schiavitù, il non-valore del ragionamento rende poveri, ingenui, sprovveduti in un sistema di grande ingegno, come quello informatico, allora gli attacchi al significato di “teorema” è una forma di furto intellettuale per sottomettere le menti e non dare loro giustizia, perché incapaci di intendere e volere.



domenica 9 gennaio 2011

La funzione storica dell’osservatore nell’organizzazione della realtà

A. Colamonico - M. Mastroleo

Le Geometrie della Vita nel Salto Eco-biostorico

Verso una Topologia a occhio infinito della relazione Mente/Mondo

© 2010 – Il Filo S.r.l. - Bari


Una pagina...


Con il nodo vitale oggetto/soggetto la chiave della realtà è la stessa relazione conoscenza/vita, viste l’una come il rimando dell’altra. Il processo vitale richiede gradi di conoscenza e questa per elaborare gli stati di realtà necessita dello stesso manifestarsi della vita in echi di quanti informativi che si prestano ad essere decifrati da un occhio lettore, sotto molteplici piani disciplinari ed elaborati in una vasta gamma di risposte storiche:

  • in tale organizzazione la realtà è lo stesso prodotto dell’interazione tra l’osservatore e l’oggetto osservato, infatti il fisico D. Peat (2004) scrive “il nostro è un universo partecipato, non siamo più gli osservatori imparziali di un universo oggettivo. Al contrario, quando interroghiamo l’universo, le domande che poniamo influenzano le risposte che riceviamo”1.

Non ha più senso, quindi, interrogarsi su una realtà slegata dalla mente di un osservatore come non ha valore un osservatore svincolato dalla realtà partecipata. L’errore della cultura classica è stato l’aver fatto coincidere le letture disciplinari con una realtà oggettiva e indipendente; da ciò ha avuto origine la scissione tra l’uomo e l’habitat, letti, ad esempio nella psicologia o nella fisica, come due universi storicamente autosufficienti.

Dalla scomposizione della vita in una molteplicità di realtà con differenti strutture, pesi e dinamiche evolutive è scaturito il divario tra il sapere umanistico, campo dell’arte e della letteratura, invenzioni della mente uomo, e il sapere scientifico, fondato su una metonimia matematica che trasferisce l'esattezza di questa facendo dimenticare la natura sperimentale, quindi falsificabile della chimica, della meccanica e di tutte le altre scienze le quali rispondono al principio di non falsificazione ma non a quello di verificazione.

Quando tra il 1600 e il 1700 si è frantumata l'intregrezza della visione vitruviana di uomo rinascimentale, la scienza non era stata ancora sminuzzata in miriadi di sotto-discipline e per gli allora scienziati, che erano in primis matematici, sembrò normale cercare di rendere oggettivi gli altri campi delle loro indagini. Col passare del tempo, però, quelli che allora erano campi d'indagine sono diventi scienze a sé e, con i successi meccanici della Rivoluzione Industriale, ci si è dimenticati del fatto che le scienze sperimentali, tutte le scienze tranne la matematica, rispondono al principio di non falsificazione. Tutte le teorie, quindi, come il significato stesso della parola indica, non sono altro che una carta di lettura non ancora falsificata della realtà e non la carta di lettura corretta della realtà, esse sono bensì una carta che risulta ancora valida per leggere la realtà.

La dicotomia tra i due volti dell’unico sapere ha implicato una separazione netta tra il mondo dell’immaginazione, etichettato piano del fittizio e il mondo della scienza come la concretezza obiettiva che fa da margine-orlo alla stessa realtà sociale.

  • le logiche economiche, giuridiche, politiche, sanitarie, etc. isolate dal loro individuo-soggetto vitale, sono esse stesse divenute scientifiche e quindi vere di per sé.

La garanzia della verità è stata posta proprio nello status dell’essere scientifico, per cui tutto quello che non può essere replicato sperimentalmente, è declassato a cosa priva di significato storico, ad esempio la poesia, la metafisica, l’etica, l’ontologia. La medesima storia come disciplina indagatrice delle procedure fattuali è stata ridotta a puro nozionismo e perciò sfrattata dai programmi scolatici, insieme alla geografia, lasciando così l’individuo orfano del suo spazio e del suo tempo, nonché della sua stessa coscienza che ponendosi come memoria storica lo rende coeso al processo vitale cosmico.

Alla scissione del mondo è corrisposta poi la scomposizione della mente tra un emisfero destro e uno sinistro, come differenza netta tra emotività e razionalità, tra inclinazione creativa e attitudine critica, come se l’artista o il poeta fosse il risultato di una schizofrenia razionale, mentre il matematico o il fisico di un freddo ragionamento. Si sono costruiti così due sfere comportamentali, quella logica governata da regole oggettive, dimostrabili con procedure algebriche e quella illogica guidata dall’impulsività irragionevole di quella coscienza che di fatto fa sentire il mondo e l’io come l’unità esistenziale.

Cosa ancora più grave, lo stesso artista ha indossato l’abito del folle e si è auto-convinto di essere il frutto di un errore di irrazionalità soggettiva, individualista, aliena al mondo; mentre lo scienziato si è auto-esaltato come il paladino dell’ordine cosmico, che snidando gli iter naturali della costruzione vitale, può promettere l’immortalità; ma più l’uomo ha scomposto la vita e più si è ingabbiato nella sua stessa operazione del dividere:

  • la frantumazione della conoscenza in tanti micro-universi paralleli, indipendenti che solo casualmente si incontrano in una definizione generalizzata, rispecchia di fatto non solo lo sgretolamento di una realtà in infinite riproduzioni, ma, cosa più disarmante, la follia storica degli stessi ricercatori2 che dando per assolute le loro interpretazioni, hanno smesso di leggerle come delle semplici carte di riduzione della complessità, dando origine così agli scontri ideologici tra le differenti scuole di pensiero che si contendono la verità oggettiva.

La lettura è un semplice strumento per ricondurre all’occhio lettore una natura che fa resistenza di oggettività; che ama sconfinare le gabbie della logica umana, infatti basta semplicemente mutare un’angolazione di lettura che automaticamente cambia la carta storica e con essa il volto della realtà. La correttezza nel ricercare richiede dapprima una riflessione sui significati che si attribuiscono alla dinamiche fattuali e poi un’indagine sui vincoli limitativi dei linguaggi usati, infatti quello che le scienze dimostrano sono i vincoli soggettivi di una realtà che si compone nel piano di lettura, il quale strappa a quel complesso di buio quantistico una forma-topologica nominale:

  • lo stesso processo di conoscenza, partendo da un buio, è un portare alla luce una relazione di feeling soggetto/oggetto che si fa acquisizione storica.

1 D. Peat. I sentieri del caso. Di Renzo 2004, pag.49.

2 “…L’irrazionale, visto come un’uscita dai binari della ragionevolezza, scaturisce da una coscienza divisa, da una logica tesa a frantumare la realtà in tanti quanti informativi, slegati, per possederli e dominarli. Ma una volta sbriciolati, come una mollica di pane, gli eventi non essendo più un uno/tutto in rete perdono logicità, diventando un non-senso. A chi non è capitato di giocare con le molliche di pane o con le bucce di un’arancia durante un pranzo, che una volta sbriciolate e tagliuzzate, assumono la forma della nostra follia. La scissione una volta attuata richiede un salto di paradigma per poter rivedere l’uno-insieme, come un contenuto-contenitore, ma il salto necessita dell’emozione… L’irrazionalità è una perdita di senso-significato del vivere. Perdita che produce una incapacità ad emozionarsi di fronte alle incognite della storia. È da un’incognita, come un quid che si presta ad essere esplorato, definito, conosciuto, compreso, che nasce la conoscenza. Per essere più espliciti la conoscenza, come processo d’appropriazione di parti di infinito, è il risultato di un feeling tra un io/campo che si mostra come una comunicazione silenziosa tra un osservatore/osservato, da tale incontrarsi nasce l’osservazione, come l’insieme di informazioni che fanno da sfondo alle azioni storiche. Ogni informazione, quale quanto informativo, ha una duplice forma di contenuto/contenitore, con relativa esclusione/inclusione di significato, per cui si chiude ad alcune possibilità di senso e si apre ad altre, come le porte di un castello incantato. Tornando all’esempio del pane: la mollica una volta sbriciolata se non scatta un’emozione di gusto, non può diventare una frittata, ma il diventarlo, richiede un’altra serie di informazioni che presuppongono le proprietà dell’olio-uova-latte-zucchine, ecc. Il passaggio da briciola a frittata è assicurato da un salto cognitivo che nasce da un’emozione: mi piace la frittata. Ma il piacere non corrisponde al possedere. Se scindo in briciole per il semplice gusto del possesso, io faccio uno scempio di pane; se le divido per comporre una frittata, io implemento queste di significato.

Prescindendo dall’esempio culinario, il passaggio dall’insieme all’unità dell’insieme e da questa ad una nuova serie uno/tutto, avviene sempre su una zona d’ombra, quale limite-frontiera del rovesciamento del significato. Il poterlo ribaltare necessita di un’emozione, lato destro della mente, che faccia incantare, emozionare intorno alle incognite della vita. Buio/ombra/luce/abbaglio sono le fasi della conoscenza, come un acquisto progressivo, a salti, di informazioni e di consapevolezza. Il passaggio da un non conosciuto, ad un intravisto, ad un visto, ad un amato-compreso, richiede un gioco dialogico tra le due parti del cervello che… si implementano, vicendevolmente…” A. Colamonico 2006 b, op. cit. p. 17.



Buona lettura.


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L'occhio Eco-Biostorico: il nuovo Paradigma.






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Perugia, Agosto 2008