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Prof. Antonia Colamonico, epistemologa.

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mercoledì 1 marzo 2017

Il Grido - Romanzo. Antonia Colamonico 2011


Antonia Colamonico, Marcello Mastroleo  Le Geometrie della Vita nel Salto Eco-biostorico

"La vita le si porgeva come schiuma allo scoglio, viva, ridente ma facile a dileguarsi. In tale gioco di risacche la storia trovava trame nella sua mente e ogni trama un filo teso a quel grido primordiale che attraversando l'ignoto, apre al respiro della vita." da A. Colamonico Il grido. ©  2011


IL GRIDO

Romanzo a nicchia-finestre 

L'autrice, attraverso un intreccio di storie e di personaggi, verosimili, ha voluto creare un gioco di finestre sulle scelte storiche e sulle logiche della presente Epoca.
Ogni narrazione è una trama, uno stralcio di apparente verità che apre ad un'altra storia e questa ad un'altra ancora.
Il gioco d'intrecci di echi e di pensieri che assumono la naturalezza del respiro, vuole dare spazio ad una forma nuova di romanzo, in cui non è il narratore a creare le connessioni a trama unica, ma lo stesso lettore che, con una grande libertà di accesso alla lettura, potrà ricucire e dare ordine a queste folate di pensieri e parole in forma scomposta.
L'intento è quello di far fare al lettore un esercizio di "esperienza cognitiva" di un'organizzazione frattale, a spugna, di realtà, letta come un fitto reticolo di nodi-eventi storici e di trame echi-immaginativi che generano i vuoti e i pieni di un tessuto spugnoso.
Per comprendere il tipo di operazione metodologica adottato, si consiglia di visitare il sito di Biostoria, la scienza e metodo dello sguardo che si colloca a sfondo-nicchia-contorno del romanzo.
Più il lettore si sentirà coinvolto nelle narrazioni e più l'autrice sarà riuscita a dare corpo di realtà ai tracciati della sua immaginazione.


(A. Colamonico. Le stagioni delle Parole Il Filo. © Il Filo Bari, 1994)

La lirica, scritta nel 1994, dà il titolo al romanzo IL GRIDO che può essere letto come il vigneto dei pensieri che da quei lontani esili virgulti hanno dato forma alla trama spugnosa della visione eco-biostorica.

La chiave di lettura:

  • Il grido è l'effetto 1 che attesta l'atto di nascita, aprendo al respiro quale presa storica del ritmo vitale  di abitante della Vita.
I frattali poetici

Premessa


Da un po' di tempo mi stava accadendo una cosa strana, prima di addormentarmi, visualizzavo una serie veloce di scene, come delle porte che si aprissero e si chiudessero, con delle sagome umane.

Una sera fu così forte la percezione che iniziai a preoccuparmi:

  • Era, invece, solamente la mia mente che si era già messa in moto e mi stava mostrando il modo come strutturare il nuovo lavoro.

Non so se a voi succeda, ma quando sto per scrivere mi capitano delle visualizzazioni che mi aprono a quelle trame che poi andrò a raccontare. Penso che noi sperimentiamo prima con il corpo e poi con il pensiero. Quando questo accade la scrittura assume una forza maggiore, un'aderenza più grande alla realtà che si mostra ai nostri occhi in tutta la sua complessa bellezza.

In Il grido ho voluto creare un disordine di situazioni e tempi con dei personaggi appena abbozzati, che entrano ed escono da un groviglio di trame. Alcuni si incontrano, altri no. Il tutto può essere letto come un viaggio nella psiche che si nuove in uno spazio-tempo difforme da quello della realtà definita oggettiva:
  • Come se fosse una psiche trasversale che parla a sé di tutto.
In questo tutto ho cercato di superare le divisioni di una logica a discipline scollegate, priva di interferenze di significati che rendendo schizati i saperi, li condanna ad essere estranei. In tale vecchio modo d'organizzare la coscienza colgo una "diffidenza" mal celata che rende aggressive le comunicazioni, oltre che incapaci a rendere lo slancio vitale della dimensione dell'incontro.
Come dico in queste pagine è nell'incontro che si crea quella “scaglia” di tempo presente, così fragile, così vera e unica che rende possibile il rispecchiarsi e l'attraversarsi l'un l'altro.
La stessa tecnica del “rispecchiamento”, in psicologia, permette di cogliere il modo come l'altro ci legge ed è molto interessante per studiare se stessi.
Non c'è corrispondenza tra una lettura interna al soggetto e una esterna allo stesso soggetto attuata da un interlocutore.
Molte sono le teorie sulla mente, ma esse sono semplici "carte di lettura" incomplete. Ognuno può costruire la sua carta, che può rivelarsi adeguata per alcune espressioni e non per altre aree di realtà; mentre la verità, da cui non si può prescindere senza essere superbi, è che noi siamo un'incognita della vita, alla vita. Destinata a rimanere tale e matematicamente dimostrabile:
  • l'insieme delle bambole non può contenere l'insieme dei giocattoli.
La mente è in grado di tessere fili con ritmi discreti che si fanno un tutto, nell'azione di lettura. Per questo si può parlare di un soggettivismo cognitivo, funzionale a letture e azioni storiche circoscritte.
Il comunicare poi è un bisogno primordiale, meglio ancestrale che si attua già nell'utero materno, quando si inizia a scalciare per segnalare la presenza.
Il parlare è la porta di uscita dal sé, per farci ricalare nuovamente nel sé:
  • In tale circolarità siamo disposti ad incontrare l'altro e noi stessi.
Come due territori l'io/tu si prestano ad essere esplorati, meglio ispezionati, e in tale sopralluogo l'essere un estraneo lascia il posto all'essere un riconosciuto e un amato.
Nell'incontro c'è l'assimilazione che rende speculari e similari nello spazio più ampio del noi:
  • Essere un noi rende meno soli e così quel soggettivismo cognitivo da privato si evolve in sociale, universale.
In tale essere un uno nel tutto vitale, ogni soggetto può trovare alloggio e dimora nel sfera "alta" della Vita.
Il ritmo del racconto, per essere in linea con la “logica aperta della mente” che si struttura in strati multi-proiettivi di consapevolezze, necessariamente è veloce, come il guizzo di un lampo-luce.
Ho cercato di eliminare più “fronzoli” possibili.
Ho cercato di essere essenziale, mi sono concessa solo qualche metafora, amo la poesia che rende l'innocenza dell'anima. È la forma più alta d'espressione del pensiero umano. La nicchia più segreta, privata e “scarna” del cuore, a cui bisogna accostarsi in punta di piedi, essendo "terra consacrata".
Se dovessi definire questa mia fatica, è una "folata di pensieri in forma scomposta", così come è scomposta la mente.
Tanti echi, in echi di immagini che come bolle impalpabili emergono da un vuoto e si addensano e si diradano, si accoppiano e si lasciano, in un girotondo di ritmi lenti e veloci che rendono coesa la coscienza che altrimenti sarebbe scavata come quel vuoto di spugna che apre al nulla della vita, a quel “non essere che avrebbe potuto essere, al non più o al non ancora”.
La logica che fa da sfondo all'intreccio è quella biostorica che trova un fondamento cognitivo e rappresentativo nella fisica quantistica che ha posto l'attenzione, nell'osservazione, sull'infinitesimo piccolo - il quanto - che maggiormente si avvicina a quel anelito all'essere che si fa “respiro”.
Ecco, quello che ho voluto raffigurare in queste pagine disordinate ,secondo una logica lineare-temporale, ma stratificate come solo un sistema nuvoloso sa di essere per una visione eco-biostorica:
  • è il “respiro” che parte dal “grido” di inizio della vita.
Il respiro, di fatto, è l'unica opportunità storica che ci è data: 
  •  Quel tempo 0 in cui l'io e il tutto di dio si fondono e, semplicemente, Sono.

Antonia Colamonico (biostorica)
Acquaviva delle Fonti, 22 Marzo 2011.



Chiesa di San Domenico, Acquaviva delle Fonti (BA), il Battistero, antica acquasantiera del 1200.  Nel simbolismo cristiano il battistero è visualizzato a forma d'utero materno, a segno-immagine della nascita spirituale nell'atto sacramentale del battesimo.



© 2011 - Antonia Colamonico - Vietata la riproduzione -

Finestre di lettura a ordine multiplo















1° Ordito

"ancora le parole... parole vecchie e nuove” Gioco a tessere pagine nuove sui fili antichi. Anch'io ho voglia di tramare i grovigli dei tuoi pensieri.
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

2° Ordito

Continuità dei tempi... il bandolo” Tra le ombre di una ragnatela smossa l'ago, paziente riportava da una stoffa antica la traccia di una presenza
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

3° Ordito

"Il dono... la porta ” Misuravo le stanze della mia memoria, parete per parete. Appendevo le pagine delle mie consapevolezze, ad una a una. Spingevo i divani delle mie comodità angolo per angolo...
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

4° Ordito

"Fu così che l'abito vecchio cadde sopraffatto da quella duale dimensione ” … col suo occhio in negativo tutto imparò sulle miserie e sulle povertà, sulle delusioni e sugli inganni, sui tornaconti e sulle uccisioni
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Ed altro. - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

5° Ordito

"Ordine del Caos... perdita del Tempo... ” Vorrei essere la chiave della perdita del tuo tempo. Vorrei essere il tuo sogno.
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Le filastrocche di Spazioliberina. - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

6° Ordito

"Cambiamento di stato... essere colore.” Voglio sfondare le linee e gli angoli, le strutture e gli schemi, essere io punto..
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Le filastrocche di Spazioliberina. - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

7° Ordito

"I diversi mente... cuore...” Non interrogare la fredda mente se vuoi la vita, essa potrà darti solo versioni di mondi, non il Mondo
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Le filastrocche di Spazioliberina. - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

8° Ordito

"Trasmissioni... giochi di intese. ” Ho steso in ogni stanza i fili delle parole... per schermare l'ombra dei tuoi timori.
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione

9° Ordito

"Voce ai silenzi... Ricami di voli ” Nella notte... Orditi non gridati si tendevano alle bigamie dei pensieri per essere intessuti, come voci dei silenzi, nelle trame di poesie non ancora nate.
Da A. Colamonico, Le stagioni delle parole. Il filo - © Il Filo 1994.

Personaggi in ordine di apparizione


Carta dei personaggi 


Agnese, lo sguardo nella coscienza - Enrico, lo scienziato in crisi - Elena, la moglie di Luigi - Alessandro, la coscienza scientifica - Mario, l'informatico in crisi - Agostino, la coscienza religiosa - Luca, la vittima del dolore - Cristina, la coscienza bambina - Giacomo, la coscienza del vuoto morale - Luigi, lo schiavo del sistema a “logge” - Eleonora, la figlia di Giulia e Luca - Domenico, il figlio di Giulia e Luca - Mauro, amico di Agnese - Giovanni, ingegnere informatico - Mattia, la vittima del vuoto esistenziale - Carmen, l'amica di Agnese - Regina, la fidanzata di Alessandro - Giulia, la moglie di Luca - Caterina, l' infermiera di Giulia - Ernesta, l'infermiera - Rita, l'amante di Enrico - Profughi, le vittime dei confini - Sandra, l'architetto - Irene, l'amica di Regina - Rachele, il capo-ufficio di Regina - Cinzia, la ragazza madre - Angela, la sorella di Giulia - Salvatore, l'uomo della “Famiglia” - Marcello, l'editore - Rossana, l'accompagnatrice - bimba senza respiro, la tragedia storica.

 Nota autrice

MITiCi Milano Talenti Creativi
10 Dicembre 2010 - A. Colamonico

Dietro ogni risposta storica c'è un pensiero/cuore che tra tante possibilità di possibilità, ha selezionato quella particolarità da porre a radice-fatto di una molteplicità di effetti derivati, che con effetto domino, scomporranno la realtà di quel dato tempo-spazio (nicchia) e l'apriranno alle nuove traiettorie delle future scelte, che resteranno per sempre vincolate a quel tempo o.

Il grido, scritto nell'arco di un mese nel 2011, nasce da tale consapevolezza, è vuole essere uno spaccato di vite, di quotidianità spicciole, per  intessere un gioco caleidoscopico, di messa a fuoco di una molteplicità di stati d'animo, elaboratati intorno a dei fatti dalle ampiezze differenti, che in questa narrazione biostorica, fanno loro da contorno alle aspettative-ansie-speranze dei vari personaggi che ragionando sul significati dei perché e dei come, avvolgono i fatti in quel respiro primordiale che apre alla vita.

La narrazione ha un differente canovaccio  espositivo, rispetto ai saggi-quaderni, sono veloci sequenze che aprono-chiudono le varie scene, come una molteplicità di fotografie, disposte in ordine non cronologico e con una veste a finestre, che richiamano l'ordine dei racconti Ed altro (1993-1994) per cui il lettore dovrà necessariamente misurarsi con la sua curiosità a voler aprire-chiudere gli spazi narrativi e a sapere ricucire le trame che prenderanno spessore-ordine in relazione ai suoi viaggi di lettura.

Vuole essere Il grido un esempio di
romanzo svincolato dalla struttura a libro.  E per chi avrà voglia di leggerlo e giocare ad aprire e chiudere le finestre-maglie, va il mio grazie.

Nella democrazia dello sguardo-mente non si impongono le letture, ma si porgono come folate scomposte, fogli sparsi, tracce di seminati che aspettano di essere raccolti e sistematizzati dallo guado-mente del destinatario che assume un
ruolo attivo nella narrazione medesima.
Ogni scrittura è un seme e ogni lettore è un campo, in cui quel seme mette radici aprendosi alle nuove gemmazioni e fioriture.


Acquaviva delle Fonti, 29 Ottobre 2015




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Chiesa di San Domenico (1617), Cappella del Santissimo, Volta.
Acquaviva delle Fonti (BA) - Italy

Verso una Scienza e Metodo dello Sguardo

  • Non puoi aspettarti di vedere al primo sguardo. Osservare è per certi versi un'arte che bisogna apprendere. W. H Herschel

Itinerari di auto-apprendimento
per un'Organizzazione
a multi-verso della Conoscenza Eco-biostorica.


Link


venerdì 17 febbraio 2017

Biostoria: La gemmazione del Pensiero-Mente



Quaderno n° 10

Il metodo eco-biostorico

per uno sguardo-lente a frattali informativi

Imparare le tecniche di navigazione per viaggiare nelle conoscenze

Antonia Colamonico
© 2015
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I luoghi di navigazione

Gradazioni di letture


Nella camera degli specchi ho spezzato un mio pensiero e come cineaste innamorata ho filmato la ballata delle idee... Antonia Colamonico, il Filo 1994

Acquaviva delle Fonti (BA) - Italy
Tanti echi, in echi di immagini che come bolle impalpabili emergono da un vuoto e si addensano e si diradano, si accoppiano e si lasciano, in un girotondo di ritmi lenti e veloci che rendono coesa la coscienza che altrimenti sarebbe scavata come quel vuoto di spugna che apre al nulla della vita, a quel “non essere che avrebbe potuto essere, al non più o al non ancora”. Antonia Colamonico, IL grido. 2011

La gemmazione del Pensiero-Mente


Quadro-carta biostorica: I frattali poetici.
Da A Colamonico, Il Filo 1994

L'organizzazione della mente-pensiero non è una struttura uni-forme e tanto meno uguale per tutti gli uomini, né sempre identica per lo stesso uomo (le funzioni della spugna). In natura non esiste l'uguale, ma solo nell'astrazione A è uguale a A. L'errore del paradigma moderno è stato quello di aver isolato un modello di lettura, definito oggettivo, e aver fatto poi, di questo, il prototipo generalizzato di tutta quanta la realtà, per cui ogni cosa era letta e giustificata alla luce di tale carta: 

  • Ma, per fortuna,  non tutta la realtà è riconducibile ad un modello ristretto. Esistono i gradi di libertà che rendono nuova la vita, evolvendola verso orizzonti non ancora immaginati. Il nuovo incide sulle riscritture.

Analizzando il contesto storico e ideologico che va da 1400 ai primi decenni del 1900, in cui tale impronta di lettura della carta di realtà si è imposta, appare una notevole forma di severità-intolleranza; non si ammetteva alcuna variazione minima nei comportamenti, risposte, punti di vista... Facilmente si gridava allo scandalo e ciò faceva nascere i conflitti a occhio uni-lineare. La costruzione del paradigma moderno risentì dell'entroterra politico-culturale, in cui si fissarono le autocrazie dapprima aristocratiche e clericali, poi borghesi.





L'aspetto preponderante di tale periodo storico fu la rigidità di posizione, la divisione in classi sociali a casati e ceti con l'autoritarismo e il maschilismo, esasperati. Tutti stati emozionali e mentali che emergono, oggi, nell'iconografia figurativa di un'arte popolata da uomini e donne dai volti bui, dagli sguardi cupi, dai vestiti ingombranti, dalle posture rigide che fanno comprendere la dimensione di pesantezza storica di tutto il periodo:
  • In un sì fatto contesto gli spiriti-moderni iniziarono a muoversi, strappando frange di libertà, brandelli di autonomia osservativa; ma la geografia mentale dei ricercatori-studiosi era sempre ancorata alle difese delle aristocrazie di menti illuminate. Essi introdussero semplicemente una variazione di lettura da chiave clericale e aristocratica (i 2 stati in declino), a chiave prettamente borghese (3 stato, emergente).
La rivoluzione moderna fu di fatto un semplice salto di leadership che aprì alla società borghese, imprenditoriale e finanziaria dal volto a doppio mercato, interno/estero. Intorno a tale egemonia si affermarono i primati della scienza e della tecnologia, sugli altri ambiti di conoscenza e si ebbe nell'immaginario collettivo la sostituzione nel definire il valore uomo dal capitale terriero a  quello monetario-finanziario. Tuttavia si conservò sempre una forma di supremazia di una classe sociale sulla restante umanità e su tale nodo si elaborarono le scale valoriali con le gradazione di significati, con i contorni di libertà tollerate.
Il manifesto della nuova lettura resta la Dichiarazione d'Indipendenza Americana, che sancì la libertà, come ricerca della felicità e della libera espressione in uno Stato eletto dal suo popolo (superamento dei diritti dinastici, dei privilegi di casta e cosa più significativa di un Dio che affidasse ad un casato il compito del comando di un territorio); ma aprendo le maglie dell'attuazione politica dei principi sanciti nella dichiarazione, emerge l'indifferenza politico-sociale della nuova classe dirigente, verso:
  • la schiavitù, i neri erano semplice oggetto di mercanzia, forza lavoro a bassissimo costo, privi di ogni libertà, compreso il diritto di autonomia del nucleo familiare che poteva essere smembrato a piacimento del proprietario delle piantagioni;
  • il non riconoscimento dell'estensione dei diritti alle donne, lette come una sotto-classe di umanità sino ai primi del 1900, quando l'apertura del fronte di guerra (81914-1918) costrinse ad assumerle  nelle fabbriche e da tale apertura economico-sociale, le donne presero il via per il loro riscatto storico, senza alcun utilizzo della forza, ma con la tenacia della loro dignità ad essere.
Alla luce dei comportamenti la libertà, sventolata nel manifesto della prima democrazia della storia moderna, fu molto circoscritta in una forma di propaganda per attuare sia  il salto di classe e cosa più importante, per liberarsi delle ingerenze della monarchia inglese che vessava le colonie con una politica di monopoli e balzelli.
La fissità dell'occhio e la rigidità etica furono in entrambi i fronti (aristocratico-clericale e borghese) la caratteristica dominante e da tale intransigenza, vicendevole, nacquero le cacce alle streghe  con:
  • le guerre di religione con i tribunali d'inquisizione; le guerre di dominio tra i sovrani che si contendevano non solo un lembo di terra, ma gli stessi studiosi, asservendoli alle loro cause; le lotte sui monopoli commerciali, le guerre per le supremazie dei mari e dei continenti...
La medesima pedagogia era uni-forme al prototipo di bambino ubbidiente e conforme alla volontà del patriarca familiare (campo ristretto) e del despota politico (campo allargato), non importava se ecclesiale o aristocratico o borghese:
  • La punizione era l'arma per assoggettare e flettere le giovani menti, con un effetto di terrorismo psicologico, funzionale al piegare le piccole coscienze, ad un'idea opaca di verità, custodita da un élite dominate dall'etica forte. Le pratiche punitive furono perpetuate sino al 1950-1960, l'idea condivisa era di uni-formare le coscienze bambine al volere dell'ordine socio-culturale, istituzionalizzato come il valore sociale ed etico. 
L'essere ordinati equivaleva ad essere conformi al prototipo di realtà elaborato e chiuso in una sequenza e  chi si fosse svincolato da tale carta era letto come un soggetto pericoloso, infatti sempre definito un ribelle o un eretico, in ultima analisi anche un pazzo, non è un caso che in tale contesto siano nati i primi manicomi.

La malattia epocale fu la pedanteria con la ripetitività di azioni, obbligatoriamente identiche, che non davano spazio alla creatività; un esempio la costruzione della frase-espressione aveva ordine nella sistemazione del soggetto, attributo, predicato, complementi... che se non riprodotto creava l'errore logico; le parole imprigionate nei glossari si potevano usare solo all'interno di un singolare contesto, non si possedeva l'idea di plasticità, anche se era accettata l'eccezione poetica:

  • ... e intanto riede alla sua parca mensa, fischiando, il zappatore, e seco pensa al dí del suo riposo. Giacomo Leopardi.
Per fortuna non tutti si uniformarono, anzi nacque una vera ribellione ideologica, politica, sociale e culturale a più riprese e a più letture che aprirono le maglie storiche a differenti indirizzi evolutivi, dapprima con le già citate guerre di religione, tra le differenti letture sulle sfumature del Cristianesimo con la divisione tra le ortodossie e le eresie delle interpretazioni; poi con l'Illuminismo con le rivoluzioni e controrivoluzioni sull'idea di uno Stato a differenti livelli di libertà (Voltaire, Rousseau, Montesquieu), con le letture a  sovrano-despota illuminato, a monarchia costituzionale-liberale, a democrazia parlamentare-repubblicana.
Dal miscelarsi delle varie letture nacque l'idea, nel romanticismo, del  poeta-politico ribelle dallo sguardo non allineato, in cerca esasperata di singolarità. In tale contesto presero spazio il socialismo-marxismo e il liberismo economico che aprì al libero scambio. A metà '800, la figura del ribelle perse valore politico con l'affermarsi del positivismo dalla logica tutta borghese (salto di classe compiutosi), e fu sfrattata in una periferia da bohémien, nichilista. La cultura del decadentismo segnò da un lato la rottura del paradigma moderno, dall'altro fece, anche, da matrice ideologica alle due guerre mondiali con tutti i drammi che ne scaturirono. L'evoluzione drammatica del modernismo che costò all'Europa, e non solo, milioni di morti potrebbe leggersi, con la lente biostorica, come la naturale conseguenza di uno sguardo uni-direzionale, uni-lineare, sordo alle alee dei movimenti di campo:
  • Lo stato di sordità rende poco attento l'osservatore al reale movimento del Campo-habitat, che si scolora ai suoi occhi e prende i contorni del suoi pregiudizi di casato, di potere, di moralismo.
L'errore metodologico fu nell'aver confuso il modello con la vita, riducendo la complessità del vivere ad una decina di casi di possibilità storiche (logica a scomparti chiusi); ancora oggi in certi ambiti della medicina o della psichiatria e psicologia c'è la tendenza a ridurre al prototipo l'uomo, etichettandolo in una manciata di casi di comportamento e di modelli mentali (logica disgiuntiva e avversativa). Si pensi alle tabelle con cui si stabiliscono i parametri salute/malattia o alle tipologie dei tratti caratteriali. Ma non solo in tali ambiti scientifici, anche in quelli economici, politici c'è ancora una preponderante forma di chiusura alla complessità della vita, non riconoscendo valore all'alea, quel fattore di novità che evolve in modo nuovo una cresta storica, aprendo la realtà in un divenire a campo aperto.

Carta topologica di uno sguardo-lente

Il gioco di lettura a 3 posizioni-occhi di osservazione:
Topico, A-topico, U-topico


Nonostante il dinamismo delle conoscenze, ciò che ancora non si accetta è che la carta di lettura è una semplice riduzione di realtà, funzionale alla singolare azione di lettura, isolata in un campo-finestra, ristretto, che si pone a contorno-limite della lettura medesima; per cui quello che è valido in un contesto, è idiota in un altro; quello che è letto come giusto in una situazione, diviene ingiusto in una differente realtà.

Adeguare di volta, in volta lo sguardo-lente richiede un notevole impegno storico ed è questo che a volte rende demotivati a rileggere le carte di realtà. La demotivazione introduce le generalizzazioni con le deformazioni di valore, infatti il dinamismo-plasticità dello sguardo-mente che porta a rileggere e correggere la rotta e la carta, per molti è ancora un sinonimo di superficialità, di faciloneria, e non una lettura di maggiore aderenza alla verità:
  • La verità storica è il traguardo-meta a cui tendere nell'azione del ricercare e non l'imposizione di un dominio cognitivo politico, economico, come cercano di fare ad esempio oggi le grandi compagnie di monopolio globale, a occhio monolitico, mono-culturale, mono-uomo di consumatore passivo.
La plasticità nella lettura, nella parola, nell'azione di costruzione...  non è sinonimo di anarchia irrazionale e bombarola, ma di saggezza storica, che porta ad essere attenti al movimento vitale nel tempo presente (t. 0), unica dimensione della realtà naturale, da cui può partire la realtà immaginata e raccontata. Più il racconto-modello è aderente alla vita, più graduata sarà la lettura e più complessa e frastagliata sarà la spugna del pensiero di quell'osservatore. Non è un caso che le grandi scoperte abbiano trovato casa negli sguardi-pensieri di uomini dalla personalità libera, spesso letta come anarcoide dalle menti chiuse, a schema fisso, avvitati nelle logiche comuni dai giudizi preconfezionati:
  • Giacomo Leopardi dell'esempio di logica copulativa, presentato precedentemente nella finestra delle rotte di navigazione, era uno scolaro atipico; così Montale un poeta senza titolo per esercitare la professione. Senza scordare Leonardo o Dante. Uomini che hanno posto l'osservazione diretta a fondamento della loro ricostruzione di verità storica. Lo stesso discorso vale per un Gandhi o un Mandela, o un Einstein... Tutte personalità che hanno saputo sviluppare l'autonomia del giudizio storico, che non si basa sui sentito dire dei luoghi comuni, ma solo imparando a saper contornare, privatamente, la verità nel dinamismo del divenire. L'affiorare della verità esige, infatti, un'area del silenzio, un attesa, un tempo-vuoto dal rumore del mondo, un area del deserto, in cui possa farsi strada la naturalezza della presa di verità. Tutti uomini questi che seppero dialogare con il mistero e strappare la sfumatura nuova di verità, funzionale alla vita.
L'azione del ricercare a tutti i livelli occupazionali ed esistenziali è giustificata da un'esigenza vitale concreta, personale e sociale, senza un bisogno che conduce (dirige con sé) lo sguardo a vedere meglio, non può nascere la consapevolezza storica. Essere inconsapevoli è una forma di cecità osservativa che rende opaca la lettura della realtà e spesso scellerata l'azione di risposta:
  • L'uomo immette nelle maglie della vita i gradi di bene e di male che danno il luogo-nicchia alle benevolenze/malevolenze che coabitano insieme, essendo la scelta di risposta sfera della libertà di ogni coscienza. Riportare la coscienza nella storia è il salto di prospettiva che apre all'azione di neghentropia, come la capacità di correzione storica.
Carta biostorica sugli stati della Coscienza nello Spazio-Tempo.
Da A Colamonico. Ordini complessi, p. 78. 2002.


Dilatazione dello sguardo-memoria


Facendo un passo indietro per aprire la concettualizzazione. L'uomo, vivendo si relaziona con il campo-vita ed impara a dilazionare il tempo, lo spazio, i fatti, le letture, le emozioni, come uno scandagliare in profondità con un miscelare di diapositive. Cioè impara a misurare ed esplorare foto-grani di vita, dentro e fuori di sé, e a costruirsene uno spettro di verità, depositandolo nella memoria come in una banca-dati, per servirsene ogni qual volta egli creda che sia un'informazione giusta per la formulazione di una risposta-fatto.
Tale spettro-modello di vita, infatti, si porrà ad esempio storico di possibile risposta fattuale:
  •  Più ricca sarà l'azione di lettura, più ampia sarà la diversificazione di risposte storiche che egli saprà elaborare, costruendo così i suoi gradi-campi di autonomia-libertà. La vita è libertà di costruzione e la costruzione è relazione.
Tutte le operazioni di elaborazione creano la struttura spugnosa del pensiero. Un uomo che non sviluppi le capacità d'osservare, d'elaborare, di modellare e di valutare i fatti e le situazioni, è un uomo non-mente, non-pensiero; in quanto non potrà mai svolgere la funzione di cassa di risonanza della realtà. Egli sarà un prigioniero del tempo zero, uomo a mente-punto, sapendo vivere solamente l'attimo-ora, senza saperlo isolare e contornare in un significato-verso storico.
Di fatto una simile geografia mentale non esiste, anche se c'è una tendenza economica a spingere l'umanità verso tale tipologia di consumatore convulso dalla mente stipata in una soffitta, anche con l'aiuto di droghe. Ma nessun uomo resta bloccato in un pensiero-punto, essendo la capacità elaborativa una facoltà innata e iscritta nella medesima topologia delle funzioni cerebrali, per cui ogni forma di dominio-imposizione, esterna all'individuo, finisce per genera un'avversione-opposizione che si pone a nodo-svincolo dell'apertura di una riflessione. In tale apertura logica si crea una distanza, area del deserto, utile alla presa di posizione che rende quel pensiero libero di capire.
Il perdurare ed esempio di un monopolio politico o economico o culturale o religioso è legato e chiuso in un periodo finito di tempo, poiché c'è sempre il momento della presa di coscienza che rende liberi, svincolando gli sguardi dalle gabbie cognitive e attuative. Si spiegano così le costanti morti delle dittature, per cui uno dei compiti dei genitori è quello di aprire il ragionamento nella mente-figlio, senza imposizioni e proibizioni da etica forte, ma semplicemente ruotando le letture a più nodi-angolazioni , etica gentile, e sarà poi lo stesso pensiero-mente-figlio, a fargli prendere coscienza delle inutilità e delle strettoie storiche di alcuni modelli, propinati da alcune aristocrazie invasive.


Letture di alcune topologie mentali

Filare le parole. Ricomporre i gomitoli dei segni le matasse dei punti e... poi... Cardare i pensieri. Comporre le matasse e i gomitoli. Tessere le parole. (A. Colamonico. Tessuti/il filo da Le stagioni delle parole. 1994)

Il porre una mente a punto-0, in tale contesto epistemologico, è una semplice espediente cognitivo, funzionale alla comprensione di come si strutturi il pensiero-sguardo multi-proiettivo.
Necessita subito precisare che anche negli animali esiste un'elaborazione-memoria che crea una differenza di stati cognitivi e comportamentali:
  • un cane riconosce dopo anni l'antico padrone e gli corre incontro; un'ape sa orientarsi e vola per chilometri per approdare su un fiore di acacia, di cui ne ha assaporato la fragranza, in lontananza; una rondine dopo l'inverno sa ritrovare la grondai con il suo vecchio nido. Una mosca sa riconoscere un pericolo e vola via se una mano cerca di immobilizzarla. In tali risposte si leggono le capacità particolari del cane, dell'ape, della rondine, della mosca a costruire relazioni biostoriche con l'habitat ed ad averne memoria. 
Inoltre è bene sottolineare che tali letture sulle memorie biostoriche degli animali, cominciano solo ora ad essere campi di studio scientifico. L'indagine sulle memorie di piante o minerali è difficile non essendoci ancora strumenti idonei alla rilevazione, ma alcuni studi giapponesi già parlano di memoria dall'acqua che fa interagire una molecola con la musicalità del campo.
Alcuni fisici iniziano a immaginare l'elemento coesivo della vita come un processo informativo che renda informate-formate le vite tutte, un po' un ritorno a quel Dio-parola che aprì alla creazione nei libri della Genesi e in molti vedono in ciò una riapertura del
dialogo fede-ragione.

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Accettare il paradigma eco-biostorico non è facile, come del resto fu per quello moderno, ma esso può aprire il mondo scientifico ad un nuovo multi-verso esplorativo, intercomunicante, in grado di ridimensionare la carta moderna che scomponeva la realtà in regni (animale, vegetale, minerale), attribuendo ad alcuni la vita ad altri no. Nell'immaginario collettivo tale divisione è netta, anche se logicamente errata:
  • essendo un'operazione di riduzione di valore per cui all'interno del processo vitale, alcune espressioni sono definite vive, mentre altre non-vive, alcune hanno storia, altre non-storia; pur essendo tutte collocabili, databili, identificabili, esplorabili, con fasi di crescita e di decrescita, di nascita e di morte. Ma per ampliare gli orizzonti di lettura necessitano occhiali e sguardi nuovi con un senso di umiltà che faccia aprire la mente al campo dell'ignoto.
Antonia Colamonico, biostorica.



La spaziatura mentale e la topologia dei percorsi in alcuni tracciati poetici

Cercando di semplificare con un esempio, si legga la carta-mappa di lettura dell'organizzazione della mente-pensiero di Eugenio Montale, nell'atto di stesura della lirica Cigola la carrucola del pozzo.
Dalla   foto emerge il dinamismo cerebrale con l'affiorare delle immagini poetiche che prendono radice da un fatto concreto, reale (t. 0), il secchio del pozzo nel giardino che sta risalendo colmo d'acqua.
La situazione storica presenta un campo ristretto, contornato da uno spazio-luogo definito, il giardino; da un tempo databile (1925 anno di pubblicazione); da un fatto-emozione narrabile:
  • L'emozione della scoperta che la memoria invecchia.
Il poeta parte da una dato-fatto che si sta concretizzando sotto i suoi occhi, per poi astrarre una verità storica. Egli elabora una proiezione a campo profondo, che dilata la sua coscienza proiettandola in spazio multiplo immaginativo-reale, tridimensionale con 3 coordinate che intessono la lettura-realtà nello spazio-topico, relativo al soggetto-osservatore, Eugenio; nello spazio atopico, il luogo contorno-habitat, giardino-pozzo-secchio; nello spazio utopico, area dell'immaginazione che lo fa astrarre (cavar fuori) e catapultare in una dimensione spazio-temporale dilatata, in questo caso a indirizzo-passato, area del ricordo di un antico amore.
L'operazione mentale assume forma coerente nella sintesi equilibrata tra i tre ambienti che lo aprono alla visione di una verità storica, cioè di come il passato  si scolori (immagine ride, evanescenti labbri)  e si faccia estraneo (una distanza ci divide) nella memoria-coscienza. Esperienza questa che in tanti fanno quando un lutto o una separazione, venga assorbita nel tempo e scolorita nell'area del ricordo, divenendo un fatto estraneo, che "appartiene ad un altro", nel caso del poeta una forma di spaesamento dall'io-sé.

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Montale, partendo da un'azione elementare della sua quotidianità, inizia un volo d'immaginazione, ben visibile nella mappa, che si pone a nodo-eco dell'affiorare dalla memoria in una situazione di vissuto, connessa all'emozione-ricordo di "evanescenti labbri" di un volto amato; per poi, ritornare, in quello stato di presente e ricavare una verità, codificata non solo per se stesso, ma per tutta quanta l'umanità, tanto da immortalarla in una verso libero che si pone a nicchia-campo di quella certezza:

  • una "distanza" lo divide dalla visione e dal dolore provato. Lo storico C M Cipolla direbbe il passato è morto, è un concluso. Un ciclo finito da cui allontanarsi.
Il viaggio assume così un valore storico nella frazione di un attimo, come una presa di coscienza di una quid-valore che lo trascende e lo trapassa, per perdersi come eco informativo nella storia tutta. 
La mappa-foto dà la struttura della costruzione che è relativa a quella particolare situazione poetica, infatti nell'altra foto, Non recidere forbice quel volto, l'organizzazione assume una differente topologia, con una nuova sfumatura di valore.
Si parte anche qui da un fatto reale, il giardiniere che sta potando l'acacia in giardino, anche qui il volto di donna si sfolla, si annulla, ma c'è una novità, l'invocazione rivolta alla stessa coscienza di non fare del suo viso in ascolto, una nebbia, un vuoto.
Ritorna subito al tempo presente, all'acacia ferita-potata che sembrerebbe scrollarsi di dosso un guscio di cicala, nella prima fanghiglia di novembre. In tale guscio vuoto di cicala morta, egli sottolinea come il ricordo sia anch'esso un eco-vuoto di una vita che non risparmia tagli, colpi secchi. In un'altra lirica la paragonerà a "cocchi rotti di bottiglia su una muraglia".

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Volendo misurare le quantità-qualità dei due sguardi poetici, egli si sofferma maggiormente nello spazio atopico (1 pozzo, 2 giardino), infatti osserva il campo-habitat, poi elabora la sua interiorità (spazio topico) e infine la profondità di memoria (spazio utopico), intricandola con la realtà del prendere l'acqua dal pozzo  (1) e del potare l'acacia (2). L'utopia ha la sua radice nella quotidianità della vita, come una proiezione allargata di concretezza storica.
I due viaggi poetici danno due differenti organizzazioni che mostrano il dinamismo del pensiero montaliano nel mutare le traiettorie e le associazioni tra fatti ed echi, esprimendo così la libertà intrinseca della mente-pensiero.
Interessante è osservare la carta-foto della terza topologia organizzativa, quella di un altro poeta, G. Pascoli, nella breve composizione Il lampo.
L'attenzione del poeta è tutta concentrata sull'osservazione dello spazio atopico, la notte squarciata dal lampo (fenomeno fisico), con una serie di veloci sequenze narrative (5-6-7; 8-9-10) che, come quel lampo, si frantumano, alla velocità di batter d'occhio, dando luogo all'area dell'immaginato (15-16-17-18-19). In tale elaborazione, lo spazio topico dell'io-Giovanni resta in ombra, non assume alcuna espressione (valore 0), essendo il poeta tutto preso nell'osservazione del fenomeno, tanto da dimenticare la sua sfera privata.
Tale inquadratura pascoliana è interessante visualizzarla, poiché apre la riflessione biostorica al come possa essere storicamente limitante uno sguardo non focalizzato mai sulla coordinata dell'io-sé, infatti se si estende tale topologia di sguardo a certi campi di ricerche scientifiche e osservazioni storiografiche, tutte focalizzate esclusivamente sul campo-habitat, si può leggere come in esse ci sia un'assenza di lettura, un vuoto cognitivo sull'osservatore medesimo che posto totalmente in ombra, come un fuori confine a-storico. Tale essere costantemente un oltre il margine-frontiera di lettura crea le estraneità emozionali nei confronti delle medesime conoscenze, si possono spiegare così alcune tendenze disumanizzanti di alcune evoluzioni tecnologiche, tanto prese dalle ricadute economiche sul campo-habitat, da dimenticare quasi di esserci come individui storici. La disumanizzazione di certe produzioni è una forma di disattenzione al sé, infatti riflettendo tutta la strada compiuta dall'umanità, nella conoscenza, non è altro che il modo per radicare, se stessa, nella vita. Una scienza senza consapevolezza della sua funzione soggettivamente umanitaria è fortemente riduttiva. Ancora oggi molti leggono l'assenza di spazio topico nelle stesure, come un alto fattore di qualità, di impersonalità, che rende altamente oggettiva la scrittura con relativa teorizzazione:
  • il mito dell'oggettività delle scienze, il mito della neutralità della scoperta, il mito dell'oggettività di una statistica, il mito della impersonalità di una valutazione scolastica... Tutte letture monche a visione scoordinata, spaginata dalla concretezza dell'essere, per sempre, un io nella storia-vita a tempo infinito.



La libertà organizzativa

Dalle tre carte-foto proposte, emerge la libertà organizzativa di ciascuna stesura, a prova di come il pensiero sia vincolato alle situazioni di presente e da tali appigli concreti poi intraprenda i viaggi immaginativi che hanno in sé, sempre, un fattore di novità, di ricercatezza, come nel gioco degli scacchi in cui ogni partita ha una sua identità e singolarità con il suo approdo di verità.
In tale dinamismo a spazio aperto, si possono capire le portate storiche  e gli effetti costrittivi che ebbero sulle menti-giovani dal cinquecento all'ottocento le pedagogie e le imposizioni tiranniche, vere gabbie-macigni, imposti da padri-padroni, maestri-padroni, cardinali-padroni, principi-padroni, bottegai-padroni, mercanti-padroni, oggi diremmo segretari di partito-padroni, accademici-baroni-padroni, multinazionali a signorie-padrone.
La cosa buffa è che tali baronie definirono e definiscono il Medioevo l'età dell'oscurantismo, mentre la loro l'età dell'Umanesimo, del Rinascimento, dell'Illuminismo:
  • Quale umanesimo fosse è facile capirlo, allargando la finestra-campo di lettura, per osservare la presenza nel alto-medioevo di vere cittadelle della conoscenza, le abazie, in cui si esperiva e si annotava il patrimonio culturale greco-giudaico-romano-cristiano, contornandolo di mappe, tavole e simboli di elevatissima capacità proiettiva, con una mente libera, nel ricercare, dal bigottismo dalle logiche stantie. In tali cittadelle nacque la capacità matematico-osservativa-immaginativa allargata, della realtà naturale, che si pose a contorno della successiva rivoluzione scientifica che divenne atea, solo quando si mise a servizio della borghesia che aveva sviluppato delle mire espansionistiche sulla proprietà fondiaria della abazie. L'occhio borghese vedeva quelle terre e pensava che se fossero state sue avrebbe avuto lauti guadagni, cosa che poi avvenne.
La colorazione negativa data al periodo dell'età di mezzo, fu semplicemente, osservando la grana fine dei documenti notarili, dei passaggi di proprietà, dei rapporti di conduzione dei poderi, un espediente propagandistico politico-economico, che mirava  a fissare un argine-frontiera alla ricchezza fondiaria ecclesiale, prima, baronale, poi:
  • L'idea di uomo medievale ignorante e bigotto fu funzionale a rendere meno grave il furto delle proprietà, perpetuato e moltiplicatosi sino a tutto il 1800 (vendita dei beni della manomorta e delle congregazioni-conventi). Lo smembramento dei latifondi-abazie, impoverendo le masse, rese possibile la nascita della classe borghese da un lato, del proletariato dall'altro e la prima si identificò nel liberismo-capitalistico, a occhio moderno. L'occhio-moderno si impose come valore-verità storica, prendendo una distanza dall'epoca buia, madre dell'ignoranza.
Ma osservando meglio anche nel 1400, nel 1600, nel 1800 il popolo ugualmente era costretto all'ignoranza, in un semi-analfabetismo, sarà solo dopo il 1877 (legge Coppino) che in Italia l'idea di istruzione obbligatoria riprese storia dopo il periodo romano; ma il cambio d'indirizzo fu richiesto, non per benignità d'animo della classe dirigente, ma per il bisogno dalla medesima tecnologia del sistema di fabbrica, in cui si richiedeva una classe operaia più preparata a svolgere compiti, sempre più specialistici. Un po' come oggi, con la rivoluzione informatica e con la grande ascesa delle tecnologie a lei legate, si richiedono livelli altissimi di preparazione logico-matematica e magari mandare in soffitta la letteratura con la filosofia e la poesia.

Ritornando alle tre mappe di poeti-liriche, si evince come l'organizzazione dei tre spazi, topico-atopico-utopico, dia la connotazione alla struttura della mente-pensiero di albero a tre rami-portanti che sono gli ambiti di lettura-osservazione intorno cui elaborare il valore dell'io-sé, il valore del campo-habitat e quello dell'utopia che apre ai significati profondi a portata universale. Infatti Montale in tale luogo apprende l'entropia del pensiero, poiché tutto si scolora e il ricordo si fa vecchio, tanto da sembrare di appartenere ad un altro.
Da questa veloce passeggiata, si può comprendere come non tutti gli uomini-civiltà sviluppino equamente le tre tipologie di luoghi, una società fortemente pragmatica, efficentista, a uni-tempo tutto pieno, tenderà ad annullare l'io-persona, sarà una realtà spinta verso la società di massa con il nichilismo della coscienza, letta come zavorra pedante, e come effetto di ricaduta a ridurre lo spazio dell'utopia, letta come l'inverosimile, l'improbabile e quindi zona dell'inutile.  Lettura questa del materialismo storico, tutto avvitato sull'idea-carta di materia-energia. Mentre la Società della Conoscenza, auspicata in questa riflessione metodologica:
  •  Esalta il campo u-topico, luogo dell'immaginazione, in un sistema altamente creativo a logica aperta, copulativa, connettiva, in grado di gestire le aperture degli orizzonti-sguardi, letti come aree del volo per intravedere i mondi nuovi, gli spazi più raffinati di libertà e democrazia.
  • E come effetto di ricaduta, imparare a dare valore sia all'io-sé soggettivo, cassa di risonanza degli echi informativi, e sia al campo-mondo, matrice-casa-habitat della presa di vita.
In tale occhiale-sguardo epistemologico si attua il salto logico da realtà a sola dimensione materia/energia, a una realtà arricchita di una sfumatura nuova: l'eco-informazione che assorbe le prime, quali sotto campi di sé:
  • Assorbire non equivale ad annullare; la materia, l'energia saranno sempre parti integranti dell'organizzazione di lettura della vita, ma esiste un livello superiore, che può essere letto da uno sguardo-lente più fine, in cui la trama sottile della vita è nella sua essenza di informazione (= azione-fatto che prende forma-luogo in un tempo, rilasciando un eco-segno, impronta, del suo passaggio, a testimonianza del suo sé, storico-vitale. L'eco-impronta è l'appiglio informativo da cui l'osservatore storico partirà per attuare la lettura e dare l'identità storiografica in un ordine disciplinato a suo piacimento.
Le discipline-scienze sono dei criteri di lettura diversificati, di un fatto-evento che si apre a multi-orizzonti di ordini informativi e in relazione all'ordine seguito potrà chiamarsi:
  •  reazione chimica, fenomeno fisico, detto semantico, relazione economica, stato mentale...


(L'organizzazione di lettura a nicchie di evento-fatto, da Biostoria, 1998)


Il
sottofondo, da cui prendono realtà le letture, è la vita a uno/tutto che prendendo visibilità nei fatti, si presta ad essere conosciuta a sguardi multi-proiettivi di orizzonti multi-disciplinari. L'abilità dell'osservatore biostorico (uomo nuovo) sarà di viaggiare da un campo all'altro, togliendo e mettendo di volta, in volta gli occhiali-lenti disciplinari, per dare la forma topologica, a multi-spazi-sensi, sia alla sua coscienza-mente e sia al suo campo-habitat. Letti come un unico insieme, per sempre. Ogni viaggio è una presa di realtà e ogni presa una consapevolezza vitale, utile al permanere nella vita.

Acquaviva delle Fonti, 12 Ottobre 2015
Antonia Colamonico


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Quaderno di Biostoria n° 10

Indice

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Quaderno n° 2:

Biostoria

Verso la formulazione di una scienza nuova. Campi, metodi, prospettive.
Antonia Colamonico

Il Filo. Bari, 1998

Il Filo S.r.l. - Palestre della Mente -

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Perugia. Esame di PH.D.

Collaborazioni

Collaborazioni
la bellezza dell'Umanità

Perugia, Agosto 2008