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La Storia : alla Vita = La Storiografia : alla Scrittura |
Alcuni articoli
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"Dietro ogni modello c'è sempre un
osservatore-agente che ha scelto, selezionato, incanalato e incarnato un
indirizzo storico che è il suo privato senso di realtà, facilmente
ammirabile, senza tuttavia assolutizzarlo a "unico verso" della verità
osservata, gli assolutismi sono gabbie logico-sociali." A. Colamonico |
1.
La Conoscenza Biostorica tra ordini multipli e Pensiero Complesso
Antonia Colamonico - In Pianetascuola, pp. n° 5-6, Ott.-Dic. 2004, ed IRFOS – Bari.)
La
conoscenza biostorica, calandosi nell’innovazione seguita alla
rivoluzione informatica, permette di superare l’organizzazione lineare e
sequenziale della conoscenza tradizionale, introducendo i concetti di finestra-campo, di nodo-maglia-rete, di spazio di lettura a campo profondo che, applicati all’organizzazione della mente, danno la possibilità di procedere a salti, processo a scacchiera, nella gestione delle informazioni. Le implicazioni, di un sì fatto approccio al sapere, sono: il superamento di una visione a tempo continuo, con quello discreto; la possibilità di zoomare e scalare i campi di osservazione; il collocare in una struttura a reticolo intra-disciplinare le informazioni; il moltiplicare i registri informativi, recuperando i vuoti cognitivi, come scarto spazio-temporale; la scoperta della plasticità della parola e della stessa mente, quale pensiero complesso.
A.
Toffler, al sorgere della Società delle Informazioni, sottolineò la
portata rivoluzionaria delle tecnologie legate al microprocessore che
avrebbero prodotto, a breve, un nuovo salto epocale,
dopo quello agricolo e industriale, nella dinamica del processo
storico. Le sue analisi, a distanza di qualche decennio, si sono
rivelate profetiche, in quanto il salto tecnologico ha significato il superamento di tutto quanto il paradigma
della Società Industriale. Per comprenderne la portata storica del
mutamento in atto, bisogna partire da quella che fu la rivoluzione
scientifica del 1600. Le scoperte legate alla meccanica che fanno da
sfondo alla rivoluzione industriale, introdussero una visione chiusa di
Universo, visto come un già costruito, legato ad una dinamica
determinista che, pur ammettendo il movimento, non dava alcuna valenza
alle alee di percorso che, quali non previsti, attuano i mutamenti e aprono alle nuove costruzioni: Universo aperto. I sistemi erano disegnati come orologi che seguivano nella dinamica, tracciati rigidi
che si prestavano ad essere visualizzati e cronometrati, dando la
certezza di un futuro facilmente prevedibile. La stessa dinamica della
storia seguiva un iter lineare e sequenziale che
faceva sì, che ad una azione, dovesse seguire una e una sola
conseguenza, rapporto di causa-effetto, facilmente intuibile e dunque
controllabile.
La stessa linea della storia del Cellario (1634-1707), ancora fortemente utilizzata nelle scuole per cronometrare i periodi storici, era disegnata come una linea retta che procedeva dal passato al futuro, dividendo le epoche in: Preistoria, Mondo Antico, Medioevo, Età Moderna e, poi in aggiunta, Mondo Contemporaneo.
Nella costruzione della retta, non si teneva conto che c’erano delle
diversità tra aree e aree, per cui, ad esempio, la data del superamento
della preistoria nel continente europeo, non corrispondeva alla data in
quello americano o centro-africano e all’interno di una stessa area
territoriale, alcune zone erano ad un livello di tecnologia avanzata,
mentre altre fortemente arretrate, ad esempio tra la Sicilia e la
Toscana. Con una lettura univoca venivano di fatto azzerate le diversità, per cui una volta studiati i greci, essi smettevano di vivere per dare spazio ai romani che,
a loro volta, venivano distrutti dagli inglesi e così via. Il dramma di
una simile organizzazione, nasceva quando si scopriva che in
contemporanea con Giulio Cesare, esistevano ancora gli egizi, Cleopatra,
che stando alla linearità, avrebbero dovuti tutti, morire, prima
dei greci. Perdonando il pasticcio, un’organizzazione
univoco-sequenziale, produce effetti fortemente riduttivi della realtà
storica che linea retta non è. Sul piano mentale tale univocità del
processo di lettura, provocava una visione fortemente distorta, in
quanto la stessa realtà era ed è ancora confusa con l’osservazione. Non
si distinguevano i piani osservato-osservatore-osservazione come tre isolati che si incontrano nel processo di conoscenza. Le letture erano confuse con la dinamica del reale e non si ammetteva uno scarto o vuoto informativo tra Visione e Realtà. Non si accettava, inoltre, la possibilità di altri punti di vista e, cosa ancora più grave, la rigidità di lettura produceva una pari rigidità d’organizzazione nei sistemi politico-sociali, come ad esempio quello scolastico: rigidi
i programmi, rigide le organizzazioni delle classi, rigida la gestione
delle relazioni discente/docente, dirigente/docente.
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La Spugna Biostorica - 1998 |
Con
l’avvento della cibernetica, della relatività generale, del principio
di indeterminazione ecc. molte cose sono state rilette e si è attuato un
capovolgimento nei sistemi di
studio della realtà. Le osservazioni sono state legate agli
occhi-posizioni di lettura; le dinamiche d’evento ai campi di
propagazione; i campi di lettura alle scale-grandezze delle lenti
d’osservazione e, così facendo, si è notato che ad ogni lettura
corrispondeva e corrisponde una differente inquadratura di realtà e ad ogni inquadratura, una differente topologia dello stesso evento. La portata innovativa delle ricerche scientifiche di fine ‘800, tuttavia, non
avrebbe prodotto alcun mutamento evidente nei sistemi produttivi ed
informativi, se non ci fosse stata la microelettronica, con i relativi
sistemi computerizzati.
L’utilizzo
del computer ha permesso di fare un salto da quello che potremmo
definire un sistema univoco determinista ad uno a nuvola, probabilistico, che si apre al futuro con evoluzioni pluridimensionali di organismo unico. Oggi si parla di Tempo e di tempi; di Spazio e di spazi; di Ordine e di ordini. La realtà sembra essersi quintuplicata in una miriade di sotto-realtà che assumono aspetti, a volte contrastanti, a volte similari, come visioni caleidoscopiche
che ad ogni rotazione assumono una differente forma e una diversa
colorazione. In tale gioco di riorganizzazioni, le linearità di lettura,
le assolutezze dei discorsi, le certezze delle definizioni, lasciano
posto, alle scoperte di nuovi giochi, di differenti modi di essere della medesima realtà che diviene, che si modella e prende mille volti, in rapporto alle piccole alee di percorso
che rendono unica, plastica e sempre nuova la vita. Per comprendere il
concetto di plasticità si pensi all’acqua che assume la forma del
bicchiere o della bottiglia in cui è versata. In tale nuova visione, fortemente topologica, si inserisce l’approccio biostorico alla conoscenza, quale chiave di accesso alla gestione della complessità o meglio all’Economia della Vita.
È bene soffermarsi a riflettere sugli effetti del moltiplicarsi delle informazioni che se da una lato hanno prodotto il take-off della Conoscenza, dall’altro hanno generato la crisi di lettura
nei sistemi produttivi, scolastici, scientifici, ideologici, sindacali.
Mai si è avvertito, come oggi, il bisogno di una riorganizzazione che
produca un adeguato svecchiamento delle procedure e delle menti: il salto epocale è sotto gli occhi di tutti.
La scuola dell’autonomia e il bisogno del riordino dei programmi si
inseriscono in tali scenari. E, nonostante le difficoltà, le ansie e gli
scoraggiamenti dei docenti (dovuti in parte, al salto di prospettiva
che si pone come un salto nel vuoto con una silenziosa accettazione del rischio
e, in parte, alla pochezza di riconoscimento sociale alla stessa figura
docente), la posta in gioco è il futuro della Società; è il porre i costrutti paradigmatici del ragazzo di domani.
Ed è bene sottolineare che, in funzione del costrutto usato, si andrà
ad organizzare il grado di democrazia/dittatura del futuro sistema
socio-politico. C’è un rapporto proporzionale tra tipologia del modello e costruzione di realtà; proprio in funzione del modello si aprono le linee di futuro. Come si può ben costatare il livello di gioco è molto alto, siamo in quello che è definito il terzo livello di conoscenza. Spetta proprio alla classe docente
il compito etico di appropriarsi del proprio ruolo storico che la fa
essere il nodo d’incontro, meglio, perdonatemi la metafora, la sinapsi cerebrale attraverso cui è veicolata l’informazione tra il passato e il futuro.
Naturalmente l’informatore, quale quanto biostorico, entra con la sua
logica e le sue scale di valore nella stessa costruzione del domani.
Le nicchie-finestre informative e la discontinuità di lettura
L’organizzazione biostorica
a nicchie-finestre della conoscenza, uscendo dai limiti di una visione
lineare, studia il dinamismo della realtà in rapporto a più lenti-operatori di conoscenza che permettono di elaborare e di disegnare le carte topologiche dei movimenti d’evento.
È bene precisare che è uno studio che si basa più sugli aspetti
organizzativi dei processi che su quelli informativo-contenutistici; più
sulla qualità che quantità delle informazioni. Si presenta come un
processo di lettura selettivo e in quanto tale fortemente
auto-decisionale. L’aspetto che emerge in questa nuova visione cognitiva
è il ruolo fortemente auto-referenziale del soggetto
osservatore-attore-abitante che esplica l’azione di conoscenza e che
diviene l’organizzatore della sua stessa mappa mentale con cui, poi, andrà ad interagire nella realtà, restando a sua volta perturbato dalla vita: plasticità della mente.
Un’organizzazione a nicchie-finestre dà la capacità di variare il registro informativo da un campo disciplinare ad un altro, permettendo di compiere i voli di memoria-linguaggio,
intesi come il saper procedere a salti, come in una scacchiera, nella
organizzazione-visualizzazione di risposte agli eventi. La possibilità
di una simile libertà di movimento è data proprio dal computer, che può: rappresentare
i movimenti; seguirli sul monitor; allargare i piani di lettura ad
altri campi; misurare le affinità e le divergenze; confrontare i
processi; ipotizzarne di nuovi e valutarne le durate nel tempo a breve, a medio e a lungo termine. Tutto questo lavorio, produce sul piano mentale un pari dinamismo nelle capacità di connessione tra i differenti nodi-registri informativi. Per cui si parla di passaggio da una visione della conoscenza statica ad una plastica che utilizzando come risorsa la discontinuità generata dal salto di nicchia-finestra, crea inequivocabilmente la chiusura/apertura di un nuovo confine informativo.
In tale gioco di dentro/fuori la mente si apre agli ordini multipli,
quale capacità di lavorare in simultaneità su più piani di informazioni.
Il salto di registro, è bene ribadirlo, produce, ogni qual volta esso
si attua, un corrispettivo mutamento di direzione nell’azione di
lettura: costruire una tabella fattuale, implica delle abilità
differenti dal definire un campo di osservazione o dall’osservare una
dinamica in movimento o dal confrontare due livelli di acquisizioni o
dal memorizzare dei risultati o dal sintetizzare in una relazione quanto
scoperto.
Il valore
della rivoluzione, introdotta dal sistema informatico, è racchiuso in
questa capacità della mente di acquisire una velocità che prima era
inimmaginabile, un dinamismo che era impensabile, un rovesciamento dell’occhio di lettura che era improponibile. Per questo oggi si inizia a parlare di Economia della Conoscenza. Va ribadito che la costruzione della mobilità dell’occhio è proporzionale al grado di libertà, come possibilità del pensiero a muoversi su più dimensioni. È proprio il salto di dimensione, come salto di paradigma,
ad ampliare le possibilità di conoscenza. Nel sistema tradizionale,
lineare e sequenziale, la rigidità di lettura rendeva limitato il campo
di movimento dell’occhio e, di pari passo, della elaborazione mentale e
di conseguenza poca elaborazione significava: pochezza di possibilità d’azione. C’è un legame che rende interdipendenti e vincolati l’occhio, la mente, la mano. Non
si può considerare la conoscenza come un piano distaccato, per sé
stante, rispetto all’azione e, questa, rispetto all’osservazione. Non ha
senso scomporre in tante unità slegate le singole operazioni che la mano o l’occhio o la mente compiono, creando dei sistemi svincolati, che producono la scissione-frantumazione dell’io tra: piano delle idee e piano delle azioni; tra conoscenza scientifica e tecnologica; tra sapere e prassi; matematica e poesia. Solo in una dimensione eco-biostorica
si può visualizzare l’interdipendenza tra le varie fasi
dell’elaborazione-visualizzazione-produzione che, con un processo
co-inter-agente, producono i mutamenti storici individuali e collettivi.
La
Conoscenza è un "imparare" a prendere "brandelli" di verità dal buio
dell'ignoranza sul mistero della Vita... Ogni narrazione è una trama,
uno stralcio di novità che apre ad un'altra storia e questa ad un'altra
ancora... è il narratore a creare le connessioni a trama unica, a dare ordine alle folate di pensieri e parole in forma scomposta. A. Colamonico
La
frammentazione della Conoscenza in discipline e sotto-discipline ha
generato un’asimmetria cognitiva e, le stesse, si sono sviluppate a
differenti ritmi evolutivi. Ad arginare tale fenomeno d’alienazione
contribuisce la contaminazione, per cui un’idea decontestualizzata,
diventa forza propulsiva in un altro campo. Il processo di
contaminazione avviene perché uno studioso crea un’analogia tra
due ambiti disciplinari e in questa apertura logica (Licata, 2008) vi
è un trasferimento del significato.
La
difficoltà maggiore a rendere sincrone le conoscenze è data
dall’aver creato la dicotomia tra sapere scientifico e sapere
umanistico, per cui se con la rivoluzione tecnologica c’è stata
l’implementazione nelle conoscenze meccaniche, ad esempio, non c’è
stata una medesima innovazione in quelle storiografiche che hanno
conservato pressoché indenni le lenti cognitive elaborate nel
1500-1600, ad esempio la carta del C. Cellario (1634-1707).
Lo
stallo cognitivo odierno, crea una dicotomia non solo disciplinare,
ma anche epistemologica e paradigmaticai.
Necessita, quindi, un ammodernamento della lente di lettura e delle
carte esplorative.
Tale apertura cognitiva, biostoria, ha iniziato
a delinearsi (Colamonico, 1993), quando è stata riletta con un
occhio sistemico l’architettura storiografica, trasferendo in
ambito storico l’allora emergente teoria dei sistemi complessiii.
Ne deriva, nel presente contributo, un modello cognitivo di Realtà
come una multi-proiezione per strutture logiche di un sistema
globalmente de-coerente.
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M. Mastorleo. Carta-Modello: la Mente Multi-Proiettiva. |
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2.
Gli enti biostorici.
Per
secoli si è identificata la storia con la lettura storiografia (Le
Goff), confondendo la carta con il territorio d’osservazione. Tale
ambiguità ha generato una distorta percezione del ruolo e della
funzione dello storico, visto come uno studioso-narratore di soli
fatti passati.
Distinguendo tra
osservato-osservazione-osservatore è possibile dipanare il legame
tra storia, storiografia e storico: la prima è la dinamica dei
quanti storici negli stati di presente; la seconda è la
lettura-carta degli echi informativi; mentre il terzo è colui che
osservando, disegna le carte storiografiche.
L’anello di
congiunzione tra l’osservato e l’osservatore è la carta di
lettura che, quale mappa, svolge la funzione di ponte (Mezzetti) tra
il piano passato e quello futuro, in un presenteiii.
Lo storico (in questa visione generale ogni uomo) è uno spettatore
attivo della dinamica che resterà influenzata per sempre dalla sua
stessa azione.
La
ricaduta sul piano cognitivo del diversificare la direzione dello
sguardo tra passato e futuro, è l’ampliamento dell’abito mentale
dell’agente storico che, da custode-memoria di situazioni definite
e fisse nel passato, si fa ricercatore-scienziato di mondi
possibiliiv.
Il tempo presente (tempo 0) è il tempo della Vita, letta quale
dinamica di quanti che prende e perde storia-forma, di presente in
presente. Si definisce quanto storico ogni singolo fatto che avviene
a tempo 0 in uno spazio. Il suo tempo di vita è brevissimo, nasce e
nuore quasi simultaneamente, lasciando una traccia-eco di sé che si
propaga, nello spazio-tempo.
Fatto-tempo-spazio
(Colamonico, 1993) sono le grandezze fondamentali della ricerca che
prende corpo nel rilevare l’eco informativo del passaggio del
quanto, facendo di esso un evento storicov.
L’evento contribuisce alla creazione di nuovi eventi, poiché nel
momento in cui viene rilevato ed entra nel bagaglio conoscitivo di un
soggetto storico, questi agirà tenendo in considerazione
l’informazione. Nella ricaduta d’evento si generano altri eventi
in una specie di effetto domino, dando alla Storia la forma di una
spugna, un frattale con vuoti e pieni, nicchie e creste d’evento
(Colamonico, 1998).
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A. Colamonico da Ordini Complessi. 2002 |
3. La finestra
storiografica e la quinta dimensione di lettura.
Lo studio di una
struttura così complessa richiede una lente cognitiva, anch’essa
complessa (Colamonico, 1993): la finestra storiografica, l’unione
di tutti gli eventi in un insieme di spazi per un intervallo
temporale.
Se si vuole, ad esempio, indagare la Rivoluzione Francese,
essa è delimitata dall’area Francia e dal periodo 1789-1799. La
finestra, delimitando il confine, si presta ad essere usata come
terreno d’indagine storiografica, poiché può essere pensata come
un insieme la cui appartenenza è in relazione all’attinenza di un
evento alla particolare indagine. Ritornando all’esempio, nella
periferia francese, l’eco parigino ha impiegato tempo ad arrivare,
per cui gli accaduti in quei luoghi prima dell’arrivo dell’eco
non sono in relazione fattuale con essa e sono da escludere, perché
fuori tema. Al tempo stesso gli echi della rivoluzione hanno prodotto
degli sconvolgimenti geopolitici nei territori limitrofi, quindi, per
una visione più completa delle ripercussioni storiche è necessario
allargare la finestra originaria. Il restringimento o l’allargamento,
effetto zoom in Colamonico (1993), della lente-finestra è possibile
grazie a operazioni elementari di unione e intersezione.
Lo spazio-tempo storico
con l’insieme di tutte le finestre che si possono costruire è
quello che in matematica si chiama uno spazio topologico:
- uno spazio
su cui è definita una famiglia di insiemi che è chiusa rispetto
alle operazioni di intersezione e di unione.
Partendo dalle finestre
di forma elementare, grazie alla struttura topologica della storia,
se ne possono creare di sempre più complesse, ma è possibile
arrivare al punto d’isolare i soli eventi che appartengono al tema
definito?
In generale, la risposta a questa domanda è no, perché,
come precedentemente detto, la struttura tematica degli
avvenimenti ha la forma di spugna frattale e può essere solo
circoscritta dalla topologia per finestre ma non definita, si pensi
ad esempio al tappeto di Sierpinski o alla polvere di Cantor. Per
poter isolare le tematiche storiche è necessario quindi ricorrere ad
una ulteriore discriminazione, sfruttando la dimensione fattuale,
l’etichetta dell’evento.
Ne deriva che la visione cognitiva di
finestra è una stratificazione di tematiche che coesistono nel
tempo-spazio: è la mente dell’osservatore storico che costruendo
le relazioni di analogia tra i fatti delinea i temi e non la storia
ad organizzarsi per temi.
La stratificazione della finestra storica
è, dunque, una dimensione cognitiva propria dell’organizzazione
analogica del cervello umano (Colamonico, 2008).
Essendo la finestra
storico-cognitiva per natura una stratificazione di dinamiche, si
presta ad essere immaginata come tanti fogli trasparenti su ognuno
dei quali l’osservatore ne disegna una, ovvero l’organizzazione
cognitiva della storia, quindi della realtà, è la proiezione su un
piano quadridimensionale (spazio-tempo), non di una porzione di
superficie iper-sferica curvata nella quinta dimensione, ma bensì di
un volume di tale iper-sfera. Ne consegue una visione cognitiva della
realtà come proiezione stereografica di un insieme di iper-sfere
pentadimensionali osculanti, ovvero una specie di “iper-cipolla”
(si veda Figura 1) che si presta ad essere sfogliata tema per tema.
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(Carta biostorica 1998) |
Risulta evidente che tale quinta dimensione è una dimensione di
lettura; è esterna all’osservato e riflette il modo di strutturare
la realtà dell’osservatore:
- per questo motivo, tale apertura
dimensionale è passata inosservata, in quanto nei ragionamenti,
l’osservatore focalizza la sua attenzione su uno strato della
cipolla (spazio di eventi in relazione logica), non su tutta la
cipolla.
La finestra storiografica come stratificazione di
proiezioni, svolge la funzione di campo (Colamonico, 2002),
all’interno del quale l’osservatore costruisce le relazioni
(Licata, 2003) fattuali tra i differenti temi. La finestra è dunque
il terreno all’interno del quale si sviluppa il pensiero
analogico-creativo (Colamonico, 2005), mentre lo strato della cipolla
è il luogo del pensiero logico-riflessivo in quanto tutto quello che
vi appartiene è già stato strutturato coerentemente. In questa
visione, il pensiero analogico è l’emergenza di un nuovo ordine
logico da una sovrapposizione di differenti ordini indipendenti. Tale
emergenza diventerà a sua volta un nuovo ordine logico che si andrà
ad aggiungere ai precedenti strati proiettivi.
4. Conclusioni.
In questo lavoro,
partendo dalla distinzione tra storia e storiografia, e ripercorrendo
l’approccio biostorico alla conoscenza, si è mostrato un modello
cognitivo di realtà come multi-proiezione per piani logici, in cui
l’unico motore è il pensiero analogico (de-coerente) che struttura
sacche di logicità. Ne deriva una visione di pensiero a sua volta
come una spugna. Tale modello si presta ad essere generalizzato in
contesti più ampi (ad esempio, la mente collettiva o
l’organizzazione delle scienze) che saranno oggetto di studi
futuri.
________________________
i
A guardar bene, gli storici del 1500-1600 avevano la
doppia cultura e la loro produzione difficilmente era
uni-settoriale.
ii
L’ibridazione è stata possibile, grazie ad
un’indagine sugli enti fondamentali che contribuiscono
alla
costruzione della realtà e quindi alla riorganizzazione
storiografica.
iiiIn
tale salto prospettico di passato-presente-futuro si attua
l’interazione tra la realtà e
l’immaginazione dello storico:
come l’ingegnere, partendo da una carta progetta la diga che
modificherà
ivIndirizzare
lo sguardo al passato o al futuro implica lavorare su due differenti
spazi di lettura
che si pongono come sistema chiuso e sistema
aperto (Popper).
vCollocare
un fatto-evento in uno spazio e in un tempo è l’operazione
atomica dell’indagine storiografica.
References
1. Colamonico, A.: Fatto Tempo Spazio Premesse per una Didattica Sistemica della Storia, Oppi, Milano (1993)
2. Colamonico, A.: Biostoria Verso la Formulazione di una Nuova Scienza, Il Filo, Bari (1998)
3. Colamonico, A.: Ordini Complessi Carte Biostoriche di Approccio a una Conoscenza a Cinque Dimensioni, Il Filo, Bari (2002)
4. Colamonico, A.: Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity, World Futures: The Jounal of General Evolution, 61(6) 441-469, Taylor & Francis (2005)
5. Colamonico, A.: Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso – In Atti del 50° Convegno Nazionale AIIG, 92-97, Edizionipagina, Bari (2008)
6. Mezzetti, G.: La cultura come sistema, In B. Vertecchi (a cura), La scuola italiana verso il 2000. La Nuova Italia, Firenze (1983)
7. Gleick, J.: Caos. La nascita di una nuova scienza, Rizzoli, Milano (1989)
8. Le Goff, J.: Tempo della Chiesa e tempo del mercante, Einaudi, Torino (1977)
9. Licata, I.: Osservando la Sfinge. Di Renzo Editore, Roma (2003)
10.Licata, I.: La logica aperta della mente, Codice Edizioni, Torino (2008)
11.Popper, K. R.: Nuvole e orologi. Il determinismo, la libertà e la razionalità, Arnaldo Editori, Roma (2005)
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M. Mastroleo Carta di echi-eventi nelle andature fattuali |
Ogni presa di realtà apre uno scenario di futuro che non essendo ancora nato si fa spazio dell'utopia.
Imparare a relazionarsi con la "Finestra del Fattibile" (ciò che può essere fatto) rende lo sguardo dell'osservatore storico (ogni uomo) attento alle alee di campo che in ogni stato di presente rendono non scontate le dinamiche evolutive delle creste dei fatti storici. Essere attenti alle variazioni minime di campo,
implica una mente non pregiudizievole, libera dalle gabbie ideologiche
che creano le gerarchie di umanità e di parole, con gli avanzi di uomini
e di significati che rivelano le cecità di lettura non del campo-vita, ma dello stesso osservatore che sta attuando la lettura. A. Colamonico
|
(A. Colamonico. Ordini Complessi, 2002) |
L'apertura
delle logiche permette di svincolare le informazioni dalle gabbie
ideologiche che tendono a fermare la realtà naturale in un fotogramma, fermo, di realtà di carta. A Colamonico