PROPRIO LÌ
(da “Dovevamo saperlo...” di Raimondo Venturiello, Ed. Pagine, Roma 2007)
È proprio lì
in una sconosciuta curvatura
che spazio tempo tesero l’agguato
e fu big bang a dilatare monadi
erranti, in sé racchiuse ed orbitanti
a precipizio ormai di buchi neri
d’insonne angoscia mai liberatoria
da mali antichi e nuove corrosioni
a venti gelidi di solitudine.
E proprio lì
rifulgere si videro le monadi
scoprendo come l’una fosse specchio
all’altra a rivelare schiusi scrigni
di desideri e sogni ormai riposti
e a proiettarle in orbita di fuga
insieme dalle terre desolate
e prive di respiro in cui languivano,
tant’è che più non fu per loro apnea.
È proprio lì
che in un istante appena melodie
e canti risuonarono ed il cielo
caleidoscopio fu che rifletteva
coloratissimo mosaico d’anime
e l’aria ne raccolse profumandosi
le essenze miste a quelle di fiorita
e rinnovata doppia primavera
già pronta ai ricchi frutti dell’estate.
E proprio lì
di tempo e di stagioni l’implosione
avvenne interiormente e palingenesi
di storia mai vissuta ma sognata
tracciata fu, svelando itinerari
silenti tra gli incanti primordiali
di corpi ed anime in lavacro al coro
di angeliche sonorità custodi
di sacro fuoco in dono a noi vestali.
VIVERE
di Tony Kospan
Prigionieri del nostro mondo...
chiusi da invisibili barriere reali...
abbracciati alle sbarre dei giorni
spauriti cerchiamo
tra le pieghe del vivere
l'incontro che ci porta alla fuga.
Liberi nel nostro sogno
aperti con ampie ali virtuali
avvinti ai fili delle notti
sereni cerchiamo
tra le pieghe delle nuvole
il nido che ci porti all'oblio.
Legati da corde e catene
ma liberi nelle menti e nei cuori
tra chiari e scuri
gaudii e patemi
attese e delusioni
solchiamo i mari dell'esistenza
in attesa del mistero…
I colori del cielo a Birkenau
di Lino Lista
Non c’è più luce negli occhi di Sara,
giace nelle pupille
distese sui vetrini
nella baracca trenta a Birkenau,
le studiano gli allievi di Mengele.
Pietà.
Non dite i colori del cielo,
è troppo scuro il fumo
che s’alza in nembi dalle ciminiere
e sporca il blu coi grigi,
non ditele mai “manna”,
non ditele mai “neve",
quella che piove a Birkenau è cenere,
polvere bianca che ricopre il campo,
che si solleva ad ogni passo d’oca,
e Sara sa che cosa la produce,
Sara conosce a Birkenau che brucia
nella speranza che diventi colla
in gola e sulle labbra della Storia.
Non dite “Altrove, domani è più bello,
l’oriente già s’indora
e porterà il mattino l’oro in bocca”,
un’alba, Sara sa, sorge e tramonta;
non ditele mai “sole”,
non ditele mai “raggi”,
Sara conosce i runici gioielli,
le svastiche vendute nei mercati
dei denti, dei capelli e dell’usato.
Non c’è più luce negli occhi di Sara,
erano gocce azzurre
diversamente chiare,
nella baracca trenta a Birkenau
la specie si degrada con gli studi.
Canto di poesie
di Francesco Paolo Dellaquila
L’impervio scosceso
dal piano ai monti
convogliò voci
amoreggiando tessuti di parole.
Con fili d’oro congiunse
contorni all’ascolto del cielo
e musiche ascesero
dolci al vento e alla luce
e mai tramonto
fu così dono
a cuori d’Angeli bianchi
che per poesia
posarono le ali al palco.