Il baratro del Nulla
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Cappella dei Martiri. Cattedrale Otranto (LE). |
Uno stralcio da: La comunicazione, in La spugna eco-biostorica di Antonia Colamonico (2013)
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M. Foucault ha parlato per primo di bio-politicaxi che si auto-alimentaxii, grazie a certe strutture educative ed etiche che fanno da cornice all'interiorizzazione e alla massificazione dei comportamenti.
La sua analisi lacera la carta darwiniana, che fa da sfondo alle politiche egemoniche del primo '900, ma sotto un profilo dialogico osservatore-osservato, di fatto appare bloccata sul baratro del nulla, come se egli fosse restato imbrigliato nella medesima rete del bio-potere con il pessimismo del vuoto:
La sua analisi su quelle che sarebbero le connivenze etico-religiose e autoritarie dell'auto-affermazione della potenza negli stadi di bio-potere non è sufficiente ad annichilire le prepotenze e le violenze, poiché è richiesto uno scatto etico di messa a distanza di tale sistema ideativo e organizzativo, definendolo un fuori-tempo.
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Egli mette a nudo il lato malevolo delle istituzioni, ma cestina tutta quanta l'etica, come se fosse una gabbia di tortura. Di fatto, però, ha disconosciuto il valore intrinseco dell'etica della vita, come il soffio vitale che chiede rispetto e alloggiamento nel cuore-mente di ogni sua creatura.
La sua indagine molto profonda e complessa, che rivela una estimabile capacità logica, esprime egregiamente il malessere di una generazione che, nata negli anni del primo dopoguerra, ha captato (funzione di antenna della spugna mentale) gli echi degli stati di dolore della 2a Guerra Mondiale, con tutto ciò che ne conseguì.
Si pensi gli effetti sulla psiche dei bombardamenti, delle sirene che avvisavano le corse verso i rifugi, dei rastrellamenti, degli arresti, della notizia dei lager con l'ambiguità dei silenzi di chi sapeva e non parlò... e tutto quel complesso di connivenze sospese tra detti e non detti che implementavano nelle coscienze gli stati d'ansia, di ingiustizia, di dolore... giocati sul tempo dell'attesa:
Rallentando e accelerando i tempi di attesa-silenzio nel rispondere, s'innescano, negli stati d'animo degli interlocutori, i movimenti d'ansia con le sacche di frustrazione, per quel vuoto di silenzio che fa sentire di essere estranei. I giochi di guerra con le voci e contro-voci dai fronti, con il rombo degli aerei (è bene ricordare che fu quella la prima guerra che vide la città farsi luogo di battaglia), con la lontananza al fronte dei propri cari... sono stati dei veri movimenti, quasi visibili, ed è questo fluttuare della partita bellica che egli egregiamente è riuscito a visualizzare e descrivere nelle sue carte.
L'essere stati segnati dalla tragedia, fa di quella generazione dei profondi ricercatori di senso, per investigare il come sia stata possibile tale atrocità.
Egli, facendosi voce della piega malevola del suo tempo, prende una distanza meta-storica (2° liv. di coscienza) dalle logiche comuni che fecero da cassa di risonanza di tutti quegli abusi in nome delle patrie e dei credi.
Non accettò di essere etichettato in uno schieramento politico, anche se fu simpatizzante dell'idea comunista, e cercò di restare fuori dalle gabbie ideologizzanti e clericali:
Il suo nichilismo, simile a quello di Pirandello in altre pagine definito, non sperimenta, tuttavia, la dimensione del volo:
![]() In una piccola cosa, vero nonnulla, la vita usando la medesima intelligenza umana ha donato allo stesso processo di apprendimento una nuova opportunità di apertura logica con il cambiamento tecnologico, introdotto dalla Società Informatica e con essa dall'Organizzazione Reticolare delle Informazioni che ha dato lo sguardo nuovo all'umanità:
Foucault con il suo pessimismo etico non ha saputo o voluto donare alla sua mente un valico per il mistero, quel volto altro che rende discrete le letture e toglie ossigeno alle prepotenze.
Nella sua critica al senso delle morali, forse, derivata anche da una probabile omosessualitàxv celata, che lo rendeva fragile sia verso le etichette dei giudizi di una società perbenista e sia severo nei confronti di se stesso, ha radicato una forma altra di conservatorismo, basata su una lettura a solo occhio negativo della compagine storica, campo-nicchia, degli eventi del 1900:
In quegli anni hanno agito anche altri osservatori che sicuramente hanno vissuto problematiche a lui vicine come ad esempio Pier Paolo Pasolini o Franco Zeffirelli che hanno dato in eredità alla storia delle testimonianze di grande liricità con una propensione alla sacralità della vita, come:
Ciascuno, secondo il privato occhio-credo storico-semantico, di agnostico il primo e di cattolico il secondo, ha saputo astrarre dalla realtà fattuale una scaglia-luce di positività, facendone un esempio di bellezza storiografica in grado di fare innamorare della vita.
Foucault si è imposto, con la sua critica sulla formazione del desiderio, come maestro di rinuncia, introducendo una scappatoia al non apprendere il modo nuovo, infatti ancora oggi alcuni di quei giovani fruitori delle sue carte, conservano un input di resistenza al cambiamento, che rende avvitati nei comportamenti, in una resistenza per la resistenza, che da lente di lettura delle società conservatrici è divenuta gabbia concettuale di un certo disimpegno politico, sociale, storico, etico, come un novello oscurantismo.
Impedire al mistero in nome della signoria della ragione di affacciarsi nella cella più profonda del cuore è una forma di violenza sulla psiche che si scopre non attrezzata ad ammortizzare la sconfitta, la malattia, la perdita... tutte quelle forme di fallimento che ogni uomo sperimenta e che richiedono un'aria di deserto per risistemare i compresi e dare loro sfumatura nuova, non è un caso che proprio lui che ha fatto della liberazione dalle pedagogie una architettura, si sia poi arreso alla malattia:
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Per concludere questa passeggiata tra storia e storiografia, necessita fare una zoomata pedagogica, per allargare lo sguardo, passando dalla critica, attraverso la satira, al sogno.
Le letture a solo occhio negativo finiscono ineluttabilmente per implementare il conservatorismo che esse stesse snidano, senza aprire a un'ottica di nuova umanità.
Aangolazione non sfuggita ad esempio ad E. Morinxvi che proprio in quegli anni iniziò a parlare di pensiero connettivo, di nuovo rinascimento e di nuova Era Meta-storica, aprendosi agli influssi benefici di H. Maturana e F. Varelaxvii. Gettando le basi del pensiero complesso da cui ha preso storia il medesimo occhio eco-biostorico, come affermato nel saggio Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternityxviii.
Sotto il profilo paradigmatico un sistema rappresentativo diviene vecchio solo quando se ne mostra il lato comico, esautorando la sua sacralità, lo scrive bene in Il nome della rosa Umberto Ecoxix che intorno al divieto del ridere costruisce la trama del suo racconto-indagine sulle chiusure e aperture ecclesiali, del tardo medioevo.
Solo mettendo in ridicolo un verso-direzione, questa linea comportamentale si fa idiozia storica, in ciò l'opera demolitrice della satira; lezione storica questa del teatro greco in cui, quando si voleva radicare una tendenza facendone una virtù si usava la tragedia e quando scardinare una vizio, la commedia:
Forse a Foucault mancò la vena comica, il saper ridere delle proprie idee, ottimo esercizio per la mente.
Nell'approccio didattico eco-biostorico si predilige, infatti, la dimensione del gioco e della poesia-filastrocca, essendo una pedagogia a mente/cuore il cui l'obiettivo è l'esercizio di libertà consapevole delle potenzialità naturali di ogni pensiero-seme, a prescindere dai rapporti di potere che si potrebbero più o meno facilmente instaurare nella relazione docente/discente, discente/discente ...:
Legare l'individuo razionalmente ed emotivamente alla sua compagine storico-immaginativa non vuole dire renderlo schiavo, ma attento agli afflati storici, alee evolutive e alle probabili ricadute sui piani etici, economici, sociali e culturali... degli stessi comportamenti. In ciò è la vera funzione pedagogica di una società che rende concrete, incarnate le letture interpretative dei fatti storici a multi-verso che altrimenti si rivelano solo fumose fantasticherie retoriche, di una mente docente-stato de-storicizzata, che fa avvertire quella sensazione di chiacchiere vuote che spesso, a pelle, si coglie in certi discorsi e insegnamenti, in certi comportamenti e rituali, in certi giri di parole.
Se si scinde la mente dell'osservatore, dallo spazio-luogo della lettura (l'osservato), dalle carte di lettura (osservazione), queste ultime finiscono con l'assumere fissità e si fanno gabbie concettuali di una realtà di carta e non carte di navigazionexx per l'abitare nella vita.
La differenza tra una carta-gabbia concettuale e una carta di navigazione è nel valore che si dà alla lettura stessa, se essa è verità in sé o solo uno strumento di esplorazione della realtà che facilita il vivere:
Se la carta elaborata da un osservatore in un collocabile momento storico si vede come verità assoluta, allora si entra nella dimensione della menzogna storica; mentre se la carta è un navigatore di apprendimento e nulla più, allora si è in un stato perenne di apprendimento e quindi in un sistema di lettura ad apertura logica, funzionale alla vita stessa che non pone né re e né regine, ma semplici pedine che si fanno re/regine, di sé, per il tempo di un'azione.
L'esercizio alla libertà è la vera funzione giustificativa di una classe scolastica, di una famiglia, di una azienda e di uno Stato, quando questa libera partecipazione alle azioni di risposta viene meno, allora quell'aula, quella famiglia, quell'impresa e quella nazione si mostrano, quale leviatano della vita che implodendola, muore a sua volta per asfissia ideativa e sordità di cuore.
In tale ottica si comprende il valore dei divorzi di coscienza che fanno prendere le distanze dagli avvitamenti negativi; la vita non vuole il male e nessuno ha il diritto di imporlo, neanche in nome di Dio, quando ciò avviene si è di fronte ad una chiusura pregiudizievole ed è onesto e salutare imparare a scoprire frontiere altre di verità, ponendovi un argine:
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xiiM.Foucaut nella complessa analisi che elabora, isola una micro-fisica del potere, definendone la topologia del suo dinamismo con cui, come una forma velata, si insidia al di là delle logiche e delle azioni stesse. In tale dinamismo egli traccia, con un occhio meta-storiografico, l'auto-referenzialità del rigenerarsi dei comportamenti violenti che stanno alla base di quello che lui chiama biopolitica "non è qualcosa che si divide tra coloro che lo possiedono o coloro che lo detengono esclusivamente e coloro che non lo hanno o lo subiscono. Il potere deve essere analizzato come qualcosa che circola, o meglio come qualcosa che funziona solo a catena. Non è mai localizzato qui o lì, non è mai nelle mani di alcuni, non è mai appropriato come una ricchezza o un bene. Il potere funziona, si esercita attraverso un'organizzazione reticolare” da - Microfisica del potere. Interventi politici, Einaudi, Torino 1977, p. 184
xivA. Colamonico. Fatto tempo spazio, op. cit. 1993- Biostoria, op. cit. 1998. - Ordini complessi, op. cit. 2002.
xviii “... È importante il nome. Nel processo di conoscenza il nome dà la dignità di esistere. Il nome, isolando un quid da un tutto, attribuisce a quel quid uno stato, cioè gli fa assumere un luogo, un tempo e un fatto. Biostoria prese nome nell’agosto 1992, nell’attimo in cui la mia mente isolò il quanto storico, quale promotore di vita. Al nome segue, poi, il corpo e Biostoria iniziò a prendere corpo nel 1993 dall’incontro col pensiero di Edgar Morin. Biostoria era stata per circa un anno un giocattolo con cui mi trastullavo per mostrare agli alunni l’esplosione degli eventi negli spazi. Le avevo dato anche una veste poetica, Spazioliberina, sotto forma di filastrocche (Colamonico, 1992). Quando, nell’estate 1993, lessi Introduzione al pensiero complesso (Morin, 1993) in cui è ipotizzata la nascita di una nuova scienza e di un nuovo pensiero in grado di leggere l’uno-tutto, capii che quello sarebbe stato il corpo-mente-sguardo della mia gioiosa bambina. Fu così che adottai Morin come padre per biostoria. ...” (Tradotto da A. Colamonico Edgar Morin and Biohistory: the story of a paternity. Op. cit. 2005.
xx A. Colamonico. Ordini biostorici. Carte storiografiche... op. cit. 2002.
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Verso una scienza dello sguardo: L'osservatore dell'osservatore.Un gioco di posizioni di lettura a più occhi.La democrazia creatrice del processo dialogico, a individuo/campo.![]() |